Vaticano, CEI e UNHCR (ONU) contrari a rispedire i migranti in Libia

CITTA’ DEL VATICANO – Il rimpatrio dei clandestini in Libia “ha violato le norme internazionali sui diritti dei rifugiati”: la protesta formale arriva dal segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, monsignor Agostino Marchetto. Secondo il Vaticano, anche alcune norme del pacchetto sicurezza, come quella sulla denuncia obbligatoria dei medici, preludono a “gravi difficoltà” per la realizzazione dei diritti umani dei migranti in Italia.

“La normativa internazionale, alla quale si è appellata anche l’Onu – ha ricordato monsignor Agostino Marchetto – prevede che i possibili richiedenti asilo non siano respinti, e che, fino a che non ci sia modo di accertarlo, tutti i migranti siano considerati ‘rifugiati presunti”.
 
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La CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ricorda all’Italia che “va verificato l’effettivo trattamento di chi viene mandato in Libia”, perché è uno dei pochi paesi al mondo che non ha sottoscritto la Dichiarazione fondamentale dei diritti dell’uomo. E’ quanto ha sottolineato don Giandomenico Gnesotto, direttore dell’Ufficio pastorale degli immigrati e dei rifugiati della Fondazione Migrantes dell’episcopato italiano.
 
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L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCHR) ha oggi espresso in una nota «grave preoccupazione» per la sorte dei migranti soccorsi ieri. «La decisione di ricondurre i migranti in Libia è giunta almargine di una giornata di accese discussioni fra il governo maltese e le autorità italiane su chi fosse responsabile del soccorso e dello sbarco dei passeggeri delle tre barche in difficoltà. Sebbene non siano disponibili informazioni sulle nazionalità di origine dei migranti, si ritiene probabile  -prosegue l’Unhcr – che fra le persone respinte ci siano individui bisognosi di protezione internazionale. Nel 2008 circa il 75% di coloro giunti in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50% di questi è stata concessa una forma di protezione internazionale». 
 
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