APRILE 2014 TIBET-TUNISIA

REP. POPOLARE CINESE: tibetano morto a seguito di torture
Goshul Lobsang, prigioniero politico tibetano è morto in seguito alle torture subite in detenzione. Secondo il centro tibetano per i diritti umani e la democrazia (TCHRD), Lobsang è morto il 19 marzo 2014 nel comune di Bhelban distretto di Machu in Tibet dove viveva dopo la sua liberazione avvenuta quattro mesi fa.

Era stato arrestato nel giugno 2010 per aver organizzato una manifestazione nel 2008 contro le autorità cinesi nel comune di Bhelban, manifestazione con la quale denunciava le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità cinesi nei confronti del popolo tibetano. Condannato a dieci anni di prigione dal tribunale del popolo di Gannan nel novembre 2010, è stato detenuto nella prigione di Ding Xi. Durante i primi cinque mesi di detenzione è stato sistematicamente torturato dalla polizia cinese. A causa della violenza e della peculiarità delle torture subite non è più stato in grado di camminare e di usare le mani e, ovviamente, non gli è stata fornita alcuna assistenza medica. Anzi, il prigioniero avrebbe addirittura ricevuto delle iniezioni che avrebbero accentuato deliberatamente i dolori di cui soffriva. Finalmente, i responsabili della prigione, allarmati dal suo stato di salute, convocano i familiari di Lobsang invitandoli a portare a casa il prigioniero e a firmare una lettera con la quale scagionavano le responsabilità del personale carcerario e riconoscevano che lo stato di salute del loro congiunto era dovuto a cause naturali. Liberato infine il 29 novembre 2013 per motivi di salute, Lobsang non è stato più in grado di riprendersi ed è morto il 19 marzo scorso.

Dal 1950, anno dell’invasione cinese del Tibet e della fuga del Dalai Lama in India, si susseguono gli appelli e le condanne della comunità internazionale. Malgrado ciò, il diritto del popolo tibetano alla libertà di parola è tuttora sistematicamente violato, migliaia di tibetani sono imprigionati, torturati e condannati senza processo o perseguitati per il loro credo religioso. Le condizioni carcerarie sono disumane. Le donne tibetane sono costrette a subire la sterilizzazione e l’aborto. Monaci e monache sono costretti a sottostare a sessioni di rieducazione patriottica, a denunciare il Dalai Lama e a dichiarare obbedienza al regime.
ACAT Italia è intervenuta a più riprese per denunciare le gravi violazioni dei diritti umani in Tibet.

TUNISIA: Carcerato torturato in sciopero della fame
Taoufik Elaïba è in sciopero della fame dal 12 febbraio 2014. Torturato durante il fermo nel 2009, è stato condannato in base ad una confessione estorta e non spera più di ottenere giustizia. Di origine tunisino canadese, padre di 4 bambin,i Taoufik Elaïba è stato arrestato il primo settembre del 2009 dalla guardia nazionale di Laaouina nella periferia di Tunisi. E’ stato torturato nei loro locali nei primi sei giorni di fermo fino a quando non ebbe accettato di firmare una confessione. Durante gli interrogatori è stato picchiato, colpito da scariche elettriche, da getti d’acqua calda e fredda e sottoposto alla tortura della falaqa che consiste in colpi violenti sulla pianta dei piedi. Inoltre, gli sono state strappate le unghie e privato a lungo della luce naturale.

Undici giorni dopo il suo arresto, Taoufik Elaïba è stato portato davanti al giudice istruttore al quale ha denunciato le torture subite, questi tuttavia non ha preso atto delle sue accuse e l’ha condannato provvisoriamente al carcere per traffico di auto. Il 31 ottobre 2011 è stato condannato a 22 anni di prigione sulla base della confessione estorta sotto tortura, pena ridotta a 7 anni in appello. I suoi avvocati hanno presentato diverse denunce di tortura e finalmente più di 32 mesi dopo è stata aperta un’inchiesta che però due mesi dopo è stata di fatto sospesa. ACAT-France e TRIAL hanno presentato una denuncia nel giugno 2013 contro la Tunisia presso il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite. La decisione del Comitato può prendere molti anni. Al momento gli interventi dell’ACAT-Francia, di Trial e delle autorità canadesi per la sua liberazione sono rimasti lettera morta anche se il presidente ha concesso la grazia a persone condannate per crimini molto più gravi. Fra gli accusati di torture almeno uno è ancora al suo posto a Laaouina .

La rivoluzione tunisina del 2010 -2011 non ha posto fine alla pratica della tortura ereditata dal vecchio regime e all’impunità per i torturatori. Anche se la tortura è divenuta meno sistematica rispetto all’epoca di Ben Ali essa continua ad essere esercitata essenzialmente a scopo punitivo e in alcuni casi per estorcere confessioni. L’impunità favorisce il fenomeno della tortura e le denunce presentate troppo raramente sono seguite da inchieste o l’inchiesta è condotta in modo irregolare.