Dichiarazione internazionale contro le sparizioni forzate

Si è appena conclusa la settimana internazionale contro le sparizioni forzate. Riportiamo di seguito la dichiarazione congiunta ( pubbliata da Fiacat) firmata da diverse organizzazioni per chiedere ai singoli paesi di porre fine a questo orrendo crimine.
 
Le rivendicazioni delle famiglie delle vittime di sparizioni forzate nel mondo non hanno mai avuto la forza di far riapparire i loro cari scomparsi. Un altro anno è passato e nonostante parecchie tappe siano state realizzate nella lotta collettiva contro questo doloroso fenomeno, le sparizioni forzate continuano a traumatizzare le vite di famiglie innocenti ovunque nel mondo.
 
Secondo il rapporto del Gruppo di Lavoro sulle sparizioni forzate o Involontarie (UN WGEID)  , di agosto 2015, il numero di casi presi in esame ha raggiunto il totale di 43.563 ripartiti in 88 Stati. È plausibile che la ricorrenza persistente di sparizioni forzate sia legata alla mancanza di fondamenti giuridici e di meccanismi legali che proteggano i cittadini contro tali atti crudeli. La Convenzione internazionale delle Nazioni Unite per la Protezione di Tutte le Persone contro le sparizioni forzate (ICPED che è un strumento legale ed internazionale) è stata adottata per rispondere precisamente a questo problema, ma deve fronteggiare oggi differenti sfide politiche. Al mese di maggio 2016,  numerosi Stati devono ancora firmare e ratificare la Convenzione, e quelli che l’hanno ratificata devono riconoscere ancora la competenza del Comitato sulle sparizioni forzate delle Nazioni Unite.
 
In Asia, solamente 6 dei 52 Stati hanno ratificato la Convenzione (ICPED), 11 l’hanno firmata, e 35 non avevano impegnato nessuna azione in favore della Convenzione. Notiamo che le Filippine sono il solo Stato dell’Asia ad avere una legge contro le sparizioni forzate al livello nazionale e che lo Sri Lanka è l’ultimo paese firmatario dell’ICPED. In Africa, 11 Stati l’hanno ratificato, 27 l’hanno firmata e 26 non hanno iniziato nessuna procedura. In Europa, 15 Stati l’hanno ratificata, 29 sono firmatari, e 15 non hanno intrapreso nessuna azione. In Sudamerica, 9 Stati hanno ratificato la Convenzione, 9 l’hanno firmata, e 4 rimangono inattivi. In Nordamerica, solamente 6 Stati l’hanno ratificata, 8 sono firmatari e 21 rimangono immobili. Infine in Oceania, un solo Stato ha ratificato la Convenzione, 3 l’hanno firmata e 11 Stati non hanno intrapreso nessuna azione. 
È anche importante di ricordare che malgrado parecchi Stati abbiano ratificato la Convenzione, molti non hanno tuttavia ancora riconosciuto la competenza del Comitato sulle sparizioni forzate delle Nazioni Unite (CED). Su 48 Stati, solo 20 hanno riconosciuto formalmente la competenza del CED. Sul versante positivo, la Coalizione internazionale contro le sparizioni forzate (ICAED) loda l’azione del governo peruviano per avere riconosciuto la competenza del CED che si occuperà di accogliere le lamentele  relative alla Risoluzione n°30434 votata dal Congresso recentemente. 
 
Le sparizioni forzate sono ancora un mezzo di repressione utilizzato dai governi per paralizzare i nemici politici e numerosi innocenti. In un recente rapporto sul Bangladesh, 24 casi di sparizioni forzate sono stati constatati tra i mesi di gennaio ed il mese di aprile2016. In Bangladesh, le sparizioni forzate sono tra i primi atti perpetrati da organi paramilitari, o ancora dalle forze armate per detenere o addirittura giustiziare degli individui in modo extragiudiziale. 
 
Per quanto riguarda il Messico, 545 casi di sparizioni forzate sono state già trasmesse dal Gruppo di Lavoro sulle sparizioni forzate o Involontarie al governo Messicano tra il 1980 e il 2015. Di questi 545 casi, 43 erano donne e 68 sono state ritrovate morte.
 
Nel settembre 2014, 43 studenti della scuola Normal Rural Raúl Isidro en Ayotzinapa  sono stati vittime di sparizione forzata nello stato di Guerrero. Uno di essi è stato ritrovato bruciato alcune settimane più tardi. Gli altri 42 restano, ad oggi, scomparsi. 
 
L’Europa non è risparmiata neanche da questo fenomeno. In Biélorussia, le scomparse politiche di 4 persone non hanno dato adito ad inchieste serie dal 1999, malgrado la pubblicazione da parte del Consiglio d’Europa nel 2004 di un rapporto sulle Persone Sparite in Biélorussia che esigeva dal governo delle misure appropriate.
 
Le sparizioni forzate continuano ad essere una sfida anche in Zimbabwe. A tal proposito, i difensori dei diritti umani sono preoccupati dalla scomparsa di Paul Chizuze nel 2012 e di Itai Dzamara nel marzo 2015. È partiolarente preoccupante constatare che lo stato non sembra toccato né dalla scomparsa dei suoi cittadini né dai numerosi appelli che gli vengono rivolti.
Questo anno, in occasione della settimana internazionale per gli somparsi, la Coalizione internazionale contro le sparizioni forzate ed le sue 56 organizzazioni membri invitano i governi che non hanno firmato e ratificato la Convenzione o non hanno adottato ancora una legge a livello nazionale in questo senso, a prendere le misure necessarie al più presto. L’applicazione universale di questo trattato è d’obbligo in un mondo dove le sparizioni forzate continuano a distruggere delle vite umane. 
(tratto dal sito della FIACAT)