GIUGNO 2016: TUNISIA-MOLDOVA
ACAT France ci informa che il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ha condannato la Tunisia per le torture inflitte a Taoufik Elaïba al momento del suo arresto, per la mancata inchiesta sulle accuse di tortura e per l’assenza di riparazione della vittima e per aver tenuto conto delle confessioni estorte in base alle quali la vittima è tuttora detenuta. Tunisino-canadese padre di 4 figli, Taoufik Elaïba è stato arrestato il primo settembre 2009, dalla guardia nazionale dell’Aouina (periferia di Tunisi). E’ stato torturato nei locali della guardia nazionale nei primi sei giorni dell’arresto fino a quando non ebbe firmato la confessione. I suoi carcerieri lo hanno picchiato più volte , è stato sottoposto a scariche elettriche e colpito da acqua fredda e calda e gli è stato inflitto anche il supplizio della falaqa,ovvero frustato sulla pianta dei piedi.
Undici giorni dopo il suo arresto, Taoufik Elaiba è stato portato davanti al giudice istruttore al quale ha denunciato le torture subite. Questi però non ha accolto le sue accuse. Il 31 ottobre 2011, è stato condannato a 22 anni di prigione per traffico di automobili sulla base di confessioni ottenute sotto tortura, pena ridotta a sette anni in appello. Dopo diverse denunce per tortura presentate dai suoi avvocati, è stata aperta una inchiesta 32 mesi dopo i fatti per essere poi essere abbandonata di fatto due mesi più tardi. Nella decisione presa il 18 maggio 2016, il Comitato contro la tortura chiede alla Tunisia di indagare sulle accuse di tortura, di perseguire e condannare gli autori e accordare una riparazione a Taoufik Elaïba e rifiutare le sue confessioni estorte sotto tortura La Tunisia è stata sottoposta ad esame dal Comitato nell’aprile scorso, per la prima volta dopo la rivoluzione.
Durante la sessione, la delegazione tunisina ha dato assicurazioni al Comitato della sua volontà di sradicare il fenomeno della tortura e rendere giustizia alle vittime. La decisione presa dal Comitato nel caso Taoufik Elaïba costituisce un primo test che permetterà di valutare concretamente la sincerità degli impegni del governo tunisino.
OMCT denuncia i maltrattamenti e la mancanza di cure mediche adeguate per Oleksandr Lypovchenko, cittadino ucraino di 37 anni, detenuto per motivi politici nella prigione n.3 di Tiraspol, Trasnistria, Moldavia, nota anche come repubblica di Moldovia. Secondo le informazioni ricevute, Lypovchenko, condannato a 3 anni e 6 mesi di prigione è ammalato di epatite C e soffre anche di tromboflebite che, se non curata, potrebbe avere serie complicazioni, anche mortali. E’ detenuto dal 7 luglio 2015 per motivi politici e ha attuato anche due scioperi della fame per denunciare le pessime condizioni detentive sue e degli altri prigionieri.
Appena arrestato, è stato messo in una cella di 6 metri per 4 insieme ad altri 8 detenuti, senza acqua potabile, autorizzato a fare la doccia solo una volta la settimana. Dopo un primo sciopero della fame durato dal giorno successivo all’arresto fino a ottobre 2015, è stato messo in cella di isolamento e successivamente internato in un reparto psichiatrico dell’ospedale di Tiraspol per due settimane e sottoposto a trattamento farmacologico psichiatrico. Misura che si è ripetuta nel marzo 2016 quando di nuovo è stato forzatamente sottoposto a cure psichiatriche con siringhe usate. Nonostante diversi appelli al ministro della giustizia, nessuna risposta è stata fornita per questo internamento e, per protesta, Lypovchenko, ha attuato un nuovo sciopero della fame. Malmenato con calci e pugni, posto di nuovo in cella di isolamento e lasciato dormire sul nudo pavimento si è ammalato di polmonite.
Attualmente, ricoverato nell’infermeria del carcere, ha ripreso a mangiare ma le sue condizioni di salute rimangono critiche e, soprattutto, inquieta il fatto che, nonostante le proteste e le denunce di diverse organizzazioni dei diritti umani, le autorità moldave e ucraine non abbiano fornito alcuna spiegazione sufficiente, anzi esponenti dell’ambasciata ucraina a Tiraspol che hanno visitato la prigione pare abbiano dichiarato di averlo trovato in buone condizioni senza tuttavia averlo visto di persona. Per più di un anno e mezzo, la madre di Lypovchenko ha denunciato la mancanza di un processo equo e le condizioni disumane di detenzione del figlio alle varie autorità nazionali e internazionali accreditate nel paese.
La Moldavia è di fatto indipendente dall’Unione Sovietica dall’agosto 1990, è una repubblica parlamentare, ufficialmente neutrale, nel 1995 entra a far parte del Consiglio d’Europa, e successivamente dell’Onu e dell’Osce e nel 2010 ratifica lo Statuto di Roma divenendo Stato Parte della Corte Penale Internazionale. La lingua ufficiale è il romeno, la capitale è Chisinau. L’influenza russa si fa sentire con minacce di cancellazione degli sconti sul gas, con guerre commerciali che hanno portato alla messa al bando in Russia dei prodotti agricoli moldavi e con il rischio di una escalation del separatismo nell’autoproclamata repubblica filorussa di Trasnistria.