UE: nuovo accordo per limitare le merci destinate alla tortura

La tortura si combatte anche così! Il 30 giugno scorso, il Comitato dei rappresentanti permanenti presso l’UE (COREPER), ossia l’insieme dei 28 ambasciatori nazionali che rappresentano gli interessi dei paesi membri dell’Unione a Bruxelles, ha approvato a nome del Consiglio, un accordo con il Parlamento europeo riguardo le merci che possono essere utilizzate per eseguire la pena di morte, tortura o altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti.
Tra i punti salienti dell’accordo basti menzionare il divieto della pubblicizzazione e della promozione in fiere e mostre commerciali delle merci espressamente elencate negli allegati, che sarebbero usate per tortura o pena di morte. Inoltre, si istituisce un gruppo di coordinamento che fungerà da piattaforma per gli esperti degli Stati membri e la Commissione al fine di scambiare informazioni sulle prassi amministrative.
 
L’obiettivo principale di tale accordo è quello di impedire che le esportazioni dell’Unione Europea possano contribuire a perpetrare violazioni dei diritti umani in paesi terzi. Questo è il primo passo verso la modifica del regolamento UE 1236/2005, in vigore dal 2006, prevedendo inter alia modifiche sulle norme sui controlli all’esportazione. In settembre, un nuovo regolamento dovrebbe esser approvato dal Parlamento e poi trasmesso al Consiglio per adozione.
Come di consueto, il comunicato stampa ricorda che i 28 Stati membri sono vincolati al rispetto delle norme sui diritti umani sia dalle Convenzioni delle Nazioni Unite, prima fra tutte, la Convenzione contro la Tortura (1984), che dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che col Trattato di Lisbona è entrata a far parte del diritto primario dell’Unione.
 
Per saperne di più sulle due categorie di merci di cui si vieterà l’esportazione, così come sui divieti di intermediazione di attrezzature e fornitura di assistenza tecnica si rimanda al comunicato stampa ufficiale.
Cono Giardullo