Premio di laurea. “Tortura, non solo un problema normativo”

La tortura non è una questione che può essere affrontata solo su un piano normativo ma necessita di azioni decise sia a livello sociale che culturale. Sembrano concordare su questo punto i relatori che stamattina hanno preso parte alla tavola rotonda organizzata da Acat Italia nell’ambito del Premio “Una laurea per fermare tortura e pena di morte”, dal titolo “Tortura: una legge perduta tra Costituzione e obblighi internazionali”.
 
Una nuova occasione per tornare a parlare del reato che in Italia ancora non c’è e che con tutta probabilità non ci sarà ancora per molto. “Molto probabilmente- ha sostenuto l’on. Luigi Manconi, intervenuto a moderare il dibattito- bisognerà aspettare il 2018 per vedere approvare il testo.”
Testo che lo stesso Manconi non ha esitato a definire “indecoroso” nella sua stesura definitiva e che, secondo il Presidente della Commissione diritti umani del Senato, rappresenta ancora una volta una forma di “sudditanza psicologica della classe politica nei confronti delle forze di polizia”.
“E’ necessario che ci sia un’indignazione generale che porti a una spinta decisiva” ha poi concluso, rimarcando le posizioni espresse da Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti dei detenuti: “ Dopo i fatti dell’11 settembre- ha sostenuto infatti Palma- la tortura è stata accettata come tecnica di interrogatorio e scene come quelle di Guantanamo e Abu Ghraib sono divenute normali, portando all’assuefazione.” 
 
Secondo il Garante anche in Europa il rischio di una deriva dettata dalla paura è molto alto: “ Già adesso, in molti paesi europei, è aumentato il periodo che intercorre tra arresto e fase di imputazione, mentre la stessa Francia, dopo gli attentati terroristici, ha fatto esplicita richiesta di deroga alla Convenzione europea sui diritti dell’uomo.”
 
Da qui dunque la necessità di un intervento di natura culturale, che però, secondo Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in qualche modo già c’è. “Il tema della tortura- sostiene Gonnella- è già entrato con forza nel mondo accademico e lo dimostra anche questo premio giunto ormai alla sua settima edizione, come lo dimostrano gli studi, le pubblicazioni e i dibattiti che ne sono scaturiti”
Si dice ottimista dunque il presidente di Antigone che torna comunque a ribattere sulla necessità dell’approvazione della legge sottolineando come tale vuoto legislativo faccia dell’Italia una sorta di “luogo sicuro” per torturatori di ogni dove. “Non essendoci la fattispecie di reato- rimarca- l’Italia non  ha la possibilità di estradare persone accusate di tortura qualora le venga richiesto.”
 
E, parlando di tortura e vittime di tortura, inevitabile focalizzare l’attenzione sul dramma di profughi e migranti attraverso l’osservatorio privilegiato di Mediterranean Hope, rappresentato da Marta Bernardini. Oltre alla presenza di molte vittime di tortura fra i richiedenti asilo, la Bernardini si è molto soffermata sulla questione del controllo sulle frontiere che, negli ultimi anni ha assunto un volto più violento e coercitivo: classico esempio il prelievo forzato delle impronte digitali ai fini dell’identificazione.
Ed è proprio di migrazioni e confini che si è occupata Annunziata Vavolo, colei che si è aggiudicata il premio di Laurea di Acat Italia con la tesi dal titolo: “Il principio di non-refoulement e il divieto di tortura alla prova delle sfide attuali”.