Chiapas – Vane promesse di giustizia per la morte di Jose’ Rolando Perez de La Cruz
In seguito alle migliaia di lettere inviate dalle ACAT, il governo del Chiapas aveva assicurato che avrebbe aperto un’inchiesta sulla morte di José Rolando Perez de la Cruz avvenuta durante la custodia cautelare. Un anno dopo, stiamo ancora attendendo l’apertura dell’inchiesta. Mobilitiamoci per impedire che questo delitto rimanga impunito! José Rolando Perez de la Cruz, 21 anni, è stato arrestato senza mandato da otto guardie municipali un anno fa, mentre rientrava a casa con la moglie. La prima a recarsi al commissariato municipale èstata la nonna che riferisce di aver visto il nipote nel corridoio, sanguinante dal naso e dalla bocca. Quando arrivano la madre e la moglie il prigioniero non c’è più e viene detto loro che il congiunto era stato portato al centro ospedaliero dove era deceduto.
Secondo i medici che hanno eseguito l’autopsia, la morte è stata causata da asfissia per impiccagione. Nessuna lesione esterna o interna. Quindi la morte era dovuta a suicidio,senza alcuna responsabilità dei poliziotti. Tuttavia, parecchie persone che hanno visto il corpo dopo la morte hanno testimoniato di aver notato ecchimosi sui due fianchi, sulle guance, sulle sopracciglia e sangue al naso. Due anni e mezzo dopo, nessuna inchiesta per tortura è stata aperta. Contesto dei fatti: Al suo arrivo al potere nel dicembre 2006, il presidente Felipe Calderòn dichiara guerra alla delinquenza organizzata. Le forze dell’ordine e l’apparato giudiziario procedono ad arresti massicci e condanne indiscriminate, facendo ampio uso di testimonianze estorte sotto torture e prove illegali. Il bilancio di questa guerra ammonta a diverse migliaia di persone giustiziate, scomparse, torturate. L’arrivo al potere del presidente Enrique Pena Nieto nel dicembre del 2012 non ha cambiato il quadro.
La tortura, una pratica endemica
La Commissione nazionale dei diritti umani (CNDH) ha registrato un aumento del 600 per cento delle denunce di tortura nel decennio 2003/2013; secondo l’ONG Collettivo contro la tortura e l’impunità (CCTI) si è verificato addirittura un aumento del 1000sotto il mandato dell’attuale presidente. Poliziotti e militari sono generalmente responsabili di gravi episodi di tortura durante le prime ore dell’arresto, del trasferimento e della detenzione. In numerosi casi, agenti dei ministeri pubblici sono accusati di aver coperto arresti e detenzioni arbitrarie, torturato detenuti, fabbricato prove e intimidito i prigionieri fino al momento di comparire davanti al giudice. In molti casi, è messa in risalto la complicità dei giudici che insabbiano le inchieste per tortura, e quella dei difensori d’ufficio che coprono o tacciono gli abusi,dei medici che consigliano le forze di sicurezza su quali torture eseguire o ne dissimulano le tracce a posteriori.
**Petizione chiusa
**Con preghiera di voler inviare i moduli firmati entro il 10 gennaio 2016 a
ACAT Italia – Via della Traspontina, 15 – 00193 Roma