FILIPPINE: un paese a rischio dittatura

Duterte: “Datemi la pena di morte ed io tutti i giorni l’applicherò nei confronti di 5 o 6 criminali”
Questo articolo (pubblicato sul Corriere di gennaio) sul rischio dittatura che le Filippine stanno correndo riprende un intervento di Acat France
di Maria Elisa Tittoni
Il 17 dicembre scorso il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte proclamava la sua volontà di reintrodurre nel paese la pena di morte, abolita nel 2006, con un’affermazione choc “Datemi la pena di morte ed io tutti i giorni la applicherò nei confronti di 5 o 6 criminali”. A partire dal 16 gennaio, il parlamento filippino si riunirà per votare, con procedura accelerata, l’adozione di un progetto di legge che reintroduce la pena di morte. Nessuna delle consuete procedure preventive all’adozione di una legge, rapporti, analisi d’impatto, audizioni è stata condotta e le obiezioni di parlamentari sulla rapidità della procedura sono sistematicamente ignorate, come anche i pareri di esperti della società civile data la mancanza di specifiche audizioni. Fino a questo momento, le Filippine erano un modello in Asia per l’abolizione della pena di morte dal 2006. Inoltre erano state il primo paese nella regione a ratificare il secondo protocollo del Patto relativo ai diritti civili e politici che impone di rinunciare definitivamente all’applicazione della pena di morte. 
 
L’amministrazione presidenziale ha evidentemente l’intenzione di violare la legge e gli impegni internazionali nel campo dei diritti umani. Dalla nomina alla presidenza delle Filippine nel giugno scorso, Rodrigo Duterte ha affossato lo Stato di diritto e le libertà fondamentali, ancor prima del giuramento si è impegnato per l’eliminazione di 100 000 criminali nei primi sei mesi del suo mandato. La sua sanguinosa lotta contro la droga ha causato più di 6000 morti in sei mesi. Egli ha dichiarato che i diritti dell’uomo e l’applicazione della legge non avevano posto nella sua guerra contro la droga.
 
In settembre ha proclamato « lo Stato del non diritto », un gradino al di sotto della legge marziale nel paese che prevede il rafforzamento delle prerogative dell’esercito con la possibilità di effettuare pattugliamenti nelle zone urbane, perquisizioni,imporre coprifuoco o posti di blocco. Abituato agli insulti e alle dichiarazioni pubbliche violente, continua ad incoraggiare le esecuzioni sommarie non solo da parte della polizia ma anche da parte dei semplici cittadini dando un generalizzato permesso di uccidere che rischia di provocare migliaia di morti al di là delle persone legate al traffico di droga. Il presidente ha così creato un clima di paura e di odio che colpisce anche i difensori dei diritti umani minacciati di morte in un discorso pubblico di fine novembre. La Chiesa cattolica filippina che aveva lottato per l’abolizione della pena di morte si è levata contro la sua reintroduzione.