Marzo 2018: Vietnam-Bahrein
VIETNAM: Difensore dei D.U. torturato e senza medicine
Nguyen Trung Ton, pastore protestante e difensore dei diritti umani, è in detenzione preventiva senza processo dalla data del suo arresto nel luglio 2017, a Ho Chi Minh City, in seguito a una massiccia repressione delle forze di polizia nei confronti dei membri della Brotherhood for Democracy, organizzazione che opera nel campo dei diritti umani. Accusato di attività sovversive miranti al rovesciamento dell’amministrazione statale, art. 79 del Codice Penale che prevede la pena di morte, versa in cattive condizioni di salute dovute a maltrattamenti subiti in una precedente carcerazione e alle ferite riportate durante un brutale attacco della polizia a inizio 2017.
A febbraio, finalmente, la moglie e il figlio hanno ottenuto il permesso di fargli visita ma, strettamente sorvegliato durante tutto il colloquio, Nguyen Trung Ton nulla ha potuto dire delle condizioni detentive in cui è tenuto. Comunque, ricordando i maltrattamenti e le torture subite nel periodo di prigionia tra il 2011 e il 2013 che gli hanno causato seri problemi alla vista e una calcolosi renale per i quali necessita di cure costanti, si è autorizzati a pensare il peggio. I familiari non hanno potuto nemmeno dargli le medicine necessarie che avevano portato.
L’ arresto di Nguyen Trung Ton fa parte di un più ampio giro di vite del governo vietnamita per soffocare le voci critiche e indipendenti della società civile. Nel 2017, circa trenta blogger e attivisti dei diritti umani sono stati arrestati, condannati a pesanti pene detentive come la signora Me Nam di cui Acat si è occupate in una precedente chiamata o costretti a lasciare il paese. Le autorità si servono degli articoli 79 e 88 del Codice Penale per imprigionare arbitrariamente attivisti e blogger che esercitano pacificamente i loro diritti civili.
Le condizioni carcerarie sono pessime e non è esagerato parlare di trattamenti inumani e degradanti e persino tortura. Durante la carcerazione preventiva che può durare diversi mesi ed essere protratta arbitrariamente, tortura e maltrattamenti sono la prassi per estorcere confessioni ai prigionieri.
Ecco perché, gravemente preoccupati per il deterioramento delle sue condizioni di salute e il rischio di possibili nuovi maltrattamenti, chiediamo che Nguyen Trung Ton venga rilasciato immediatamente giacché il suo arresto è dovuto solo alla sua pacifica attività per il rispetto dei diritti umani in Vietnam.
BAHREIN: Condannati a morte con un ingiusto processo
Il 27 dicembre, a seguito di un ingiusto processo, l’Alta Corte Militare ha condannato 13 uomini per aver formato un gruppo terrorista e tentato di assassinare un alto responsabile delle Forze di difesa del Bahrein. Tutti sono stati privati della nazionalità. Cinque di loro sono fuggiti all’estero, gli altri otto in prigione hanno fatto appello.
Fra loro, Sayed Alawi, Sayed Fadhel Abbas, Mubarak Adel Muhanna e Mohamed Abdulhassan Al Mutaghawi sono stati condannati a morte, mentre Mohamed Shehabi, Hussain Shehab, Mohammed Al Najar e Mohammed Al Ajami sono stati condannati a sette anni di prigione.
Secondo il Centro del Bahrein per i diritti umani, gli accusati sono stati torturati dopo l’arresto. Sono rimasti in detenzione segreta per molti mesi, Mohammed Al-Shehabi e Mohamed Abdulhassan Al Mutaghawi, Sayed Alawi et Sayed Fadhel, invece, quasi un anno, malgrado i disperati tentativi delle loro famiglie d’avere notizie.
Nessuno degli accusati ha potuto consultare il suo avvocato prima del processo mentre alcuni hanno dovuto attendere la terza udienza per poterne consultarne uno. Le famiglie sono state minacciate di rappresaglie se avessero diffuso le accuse di tortura dei detenuti.
Si tratta della prima condanna da parte di un tribunale militare contro civili dopo la riforma costituzionale del 3 aprile 2017 che autorizzava la giurisdizione militare a giudicare civili. La recrudescenza delle condanne a morte e dei processi militari è sintomatica d’un governo autoritario che esercita una violenta repressione sull’opposizione, in piena impunità.
Da un anno sono riprese le esecuzioni dopo sette anni di moratoria di fatto.
Nel 2011 anno d’inizio delle proteste popolari molti difensori dei diritti umani e oppositori politici sono stati condannati dalla Corte di Sicurezza Nazionale, una giurisdizione eccezionale fondata sullo stato d’emergenza decretato dal sovrano il 15 marzo 2011. Tre mesi dopo, sotto la pressione internazionale, questi ha ordinato la creazione d’una commissione d’inchiesta indipendente (BICI – Bahrain Independent Commission for Investigation,) incaricata di indagare i fatti, la quale ha vivamente criticato i processi iniqui svolti, chiedendo che gli accusati venissero di nuovo giudicati da un tribunale civile. Le autorità all’epoca avevano accettato.
Contro le raccomandazioni della BICI e in violazione degli impegni internazionali in materia di “giusto processo”, il sovrano ha modificato la costituzione dando competenza ai tribunali militari di giudicare anche i civili. I 13 condannati di questo appello ne sono le prime vittime.