Luglio 2018: Iran-Cina

IRAN: Arrestata Nasrin Sotoudeh, premio Sakharov per i diritti umani
Nasrin Sotoudeh, nota avvocata iraniana per i diritti umani e premio Sakha-rov per i diritti umani nel 2012, è stata arrestata il 13 giugno 2018. Lo ha reso noto il marito, Reza Khandan, poi a sua volta arrestato tre giorni dopo mentre protestava pacificamente insieme ad altre persone davanti al carcere di Evin dove era stata rinchiusa la moglie. Stando alle dichiarazioni di Reza Khandan, l’arresto della moglie è stato effettuato in base a una sentenza del tribunale “già emessa in absentia con la condanna a 5 anni di carcere”.
In Iran, Sotoudeh ha difeso numerosi prigionieri politici, giornalisti e donne, incluse quelle della campagna “Le ragazze di Enghelab Street”, arrestate lo scorso gennaio per aver protestato contro l’imposizione del velo e per esserselo tolto in luoghi pubblici sventolandolo per protesta.
Anche Sotoudeh si era mostrata più volte a capo scoperto per protesta e il suo arresto è da ricollegarsi proprio alla difesa delle ragazze di Enghelab Street, come lei stessa ha spiegato al marito subito dopo il suo arresto in una telefonata nella quale annunciava anche che non avrebbe scelto nessun difensore per protestare contro le misure restrittive imposte di recente dalle autorità iraniane con una nota aggiuntiva all’art. 48 del Codice Penale. Misure che impongono agli arrestati di scegliere i loro legali da una lista di 20 nomi “certificata” dai magistrati. Precedentemente, Sotoudeh aveva criticato apertamente queste misure dichiarando che erano un “addio” al diritto alla difesa.
In passato, Sotoudeh aveva scontato tre anni di carcere dal 2010 al 2013 dei dieci iniziali previsti con l’accusa di “attentato alla sicurezza dello stato” per aver difeso prigionieri di coscienza, rei minorenni condannati a morte e per aver aderito alla campagna One Million Signatures (un milione di firme) contro la discriminazione femminile in Iran.
Il 21 giugno è stata arrestata anche Zeynab Taheri, avvocata del sufi Mo-hammad Salas messo a morte lunedì scorso e di Ahmadreza Djalali, il ricer-catore condannato a morte con l’accusa di spionaggio in favore del quale ACAT Italia è intervenuta più volte.
CINA: Arresto e detenzione di Yu Wensheng
Avvocato, difensore dei diritti umani, dei militanti civili, dei seguaci del Falun Gong e dei colleghi avvocati vittime della repressione in Cina, Yu Wensheng è stato arrestato il 19 marzo 2018 mentre accompagnava il figlio a scuola. È rimasto tre mesi in “residenza sorvegliata  in un luogo stabilito”, una particolarità tutta cinese che permette di tenere legalmente un individuo  in detenzione in una località segreta. Durante questo periodo è stato privato di assistenza legale e delle visite dei suoi familiari ed è anche stato radiato dall’ ordine forense di Pechino. Solo nel mese di aprile è stato “ufficialmente” arrestato e portato nella prigione di Xuzhou, 700 km a sud di Pechino e accusato di “sovversione dell’ordine dello Stato” e “ostacolo al servizio pubblico”, accuse che sono spesso utilizzate per incriminare i difensori dei diritti umani. Lo stesso giorno, i suoi avvocati hanno ricevuto una lettera di revoca del mandato e la richiesta alla moglie di non nominarne altri in sostituzione.

Anche questa è una prassi delle autorità per spingere i prigionieri ad accettare solo quelli designati dal governo e/o fedeli esecutori della politica di repressione dei diritti umani. Tuttavia Yu Wensheng, prima di essere arrestato, aveva lasciato un documento scritto e un video dove dichiarava che non avrebbe mai revocato il mandato ai suoi avvocati di sua spontanea volontà in caso di arresto. È evidente quindi la coercizione a cui è stato sottoposto, non è azzardato pensare a tortura o altri maltrattamenti, fisici o psicologici. Dopo il suo arresto, la moglie è stata interrogata dalla polizia, minacciata, e posta sotto stretta sorveglianza. Yu Wensheng era già stato arrestato a fine 2014 e torturato per aver mostrato simpatia per i manifestanti della rivoluzione degli ombrelli a HongKong. Il suo arresto probabilmente è da ricollegarsi alla lettera aperta da lui scritta a ottobre 2017 in cui esprimeva forti critiche nei riguardi del presidente XI Jinping.

Gli avvocati difensori dei diritti umani subiscono una pesante repressione in Cina dal 2015, una repressione che possiamo definire senza precedenti. Viene loro revocata la possibilità di difendere le persone perseguitate per il loro impegno civile, le loro idee politiche, religiose e di opinione. Una ventina di avvocati difensori dei diritti umani, tra cui Yu Wensheng,sono stati radiati dall’ordine forense. Alcuni sono stati imprigionati e, anche se qualcuno di loro viene liberato dopo lunghi mesi di detenzione in località segrete dove non di rado sono sottoposti a ogni tipo di pressione, fisica e psicologica, il loro stato di salute mentale e fisica risulta molto danneggiato.
A rischio è il libero esercizio della professione forense: il governo vuole mettere il bavaglio ai dissidenti e creare una lista di legali accetti al regime.