Siria: spiccato mandato d’arresto internazionale per il capo dell’aeronautica siriana

Il Procuratore federale della Corte di Giustizia tedesca ha emesso a giugno un mandato di arresto internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità contro Jamil Hassan, capo dell’Intelligence dell’Aeronautica siriana, ritenuta la più brutale tra le forze armate siriane per il livello estremo delle torture praticate. 
Si tratta del primo mandato di arresto contro un funzionario siriano per le atrocità commesse contro la popolazione civile dal 2011 a oggi. L’accusa infatti è di crimini contro l’umanità: secondo i giudici tedeschi Hassan, in quanto capo dei servizi dell’aeronautica, ha ordinato e supervisionato l’uso sistematico della tortura, dell’omicidio e dello stupro per reprimere le manifestazioni di piazza tra il 2011 e il 2013 contro migliaia di civili. Nel 2016 Hassan dichiarò che il governo avrebbe dovuto reprimere le manifestazioni in modo ancora più brutale, per stroncarle sul nascere. Difficile immaginare un livello di brutalità maggiore di quello usato, dato che sin dai primi giorni delle manifestazioni il regime le represse militarmente con carri armati, bombardamenti, assedi e torture di massa.  
 
Il procedimento era stato avviato dopo le numerose denunce dei rifugiati siriani residenti in Germania inoltrate tramite il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (ECCHR). L’avvocato della  ECCHR che ha seguito il procedimento, Anwar al-Bunni,  ha dichiarato: “Questa è una vittoria per la giustizia. È una vittoria per il sistema giudiziario tedesco e per i siriani, la cui fede nella giustizia sarà ripristinata. Possiamo solo sperare che il pros-simo mandato di arresto sia per Bashar al-Assad”
 
La responsabilità delle più alte cariche dello Stato siriano nei crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto è stata infatti provata e documentata negli ultimi anni oltre ogni dubbio. Ci sono numerose organizzazioni siriane e internazionali che stanno raccogliendo le prove di crimini internazionali commessi in Siria, come la Commissione d’inchiesta ONU sulla Siria e la Commission for International Justice and Accountability (CIJA),  un organo investigativo indipendente che si avvale di giuristi internazionali, avvocati ed ex Procuratori della Corte Penale Internazionale, del Tribunale per l’ex Jugoslavia, del Tribunale per il Rwanda e del Tribunale speciale per la Sierra Leone. Tra loro Stephen Rapp, che ha dichiarato che: “le prove contro il re-gime di Bashar al Assad sono più solide di quelle che si avevano contro Milošević e Taylor, entrambi condannati, e persino maggiori di quelle di cui disponeva il Tribunale di Norimberga”.
 
Tra le prove basti citare gli oltre 600.000 documenti di ordini di esecuzioni e torture autografi firmati anche dallo stesso Bashar al Assad e le migliaia di foto di civili torturati a morte nei centri di detenzione siriane trafugate da un disertore della polizia militare e note come “il caso Caesar”.
Anche se sarà improbabile che Hassan venga arre-stato nel prossimo futuro, la decisione dei giudici tedeschi segna una pietra miliare nel lento e faticoso percorso verso la giustizia, non solo perché per la prima volta un uomo di alto rango, appartenente all’entourage di Assad, è chiamato a rispondere dei crimini commessi, ma anche perché dimostra che il principio di giurisdizione universale funziona e può essere applicato con successo. 
Si tratta infatti di un principio giuridico secondo cui uno Stato terzo (in questo caso la Germania) può avviare processi e punire i responsabili di crimini internazionali (cioè crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio) anche se commessi in altri Paesi. Il concetto dietro la giurisdizione universale è che i crimini internazionali sono così gravi da ledere gli interessi della comunità internazionale e da non poter restare impuniti, quindi anche gli Stati terzi pos-sono provvedere alla loro repressione.
Finora molti Paesi europei hanno avviato procedi-menti penali contro personalità siriane sulla base della giurisdizione universale, come Francia, Spagna, Svezia e Olanda, ma è la prima volta che viene spiccato un mandato di arresto internazionale: un passo avanti fondamentale nella lotta contro la tortura e nella battaglia per la verità e la giustizia che milioni di siriani e non solo perseguono da anni. 
di Samantha Falciatori ( tratto dal Corriere Acat di luglio)