SETTEMBRE 2018: NICARAGUA
NICARAGUA: 317 morti (al 19 luglio 2018)
Il numero di persone uccise nell’ondata di violenza in Nicaragua iniziata il 18 aprile sale a 317 persone, compresi 21 poliziotti e 23 minorenni, lo ha reso noto la commissione Interamericana per i Diritti Umani. Le informazioni sono state verificate dal personale dell’organo speciale di controllo per il Nicaragua (MESENI), schierato in quel paese centroamericano. In una nota ufficiale, la commissione ha chiesto al governo del Nicaragua di “rispettare in modo efficace i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani”.
Il commissario relatore della Commissione per il Nicaragua, Antonia Urrejola ha esortato “lo Stato del Nicaragua ad indagare tempestivamente e seriamente ciascuno di questi crimini” con “una registrazione aggiornata, affidabile e trasparente di tutte le morti”.
Il 18 aprile 2018 ha avuto inizio questo massacro, in concomitanza con le gravi proteste da parte della società civile contro l’adozione, senza discussione in Parlamento e senza concertazione con i sindacati degli imprenditori e degli operai, della riforma del sistema pensionistico. Le pacifiche manifestazioni sono state brutalmente represse dalla polizia e da forze paramilitari filo governative. Allo scandaloso bilancio di morti sono da aggiungere le migliaia di feriti, di scomparsi e detenuti illegalmente .
La riforma della Sicurezza Sociale è stata abrogata dopo il verificarsi di diversi omicidi di giovani sicuramente opera di cecchini della polizia secondo quanto affermato da giornalisti investigativi e da organizzazioni locali e internazionali dei Diritti umani. La contestazione aveva già superato il quadro concreto della riforma dell’Istituto Nazionale della Sicurezza Sociale.
Il 18 maggio ha avuto luogo alla presenza del Presidente Ortega e della Vice-presidente Murillo, sua moglie, l’apertura di un dialogo nazionale nel Seminario Nazionale della Conferenza Episcopale, dove i vescovi avrebbero svolto un ruolo di mediatori e testimoni. Studenti, contadini, sindacalisti e imprenditori hanno potuto esprimere le loro opinioni e avanzare proposte.
La reazione di Daniel Ortega di fronte alle gravi accuse dei partecipanti è stata deludente, non ha detto nulla che potesse apparire come delle scuse per i morti dei mesi di aprile e maggio; non si è assunto nemmeno in parte la responsabilità degli avvenimenti mentre in base alla riforma del 2014, egli è il capo supremo della Polizia Nazionale (e non il Ministero dell’Interno).
Le dichiarazioni della Dr. Vilma Núñez, direttrice del Centro dei Diritti umani del Nicaragua, aiutano a cogliere la reale situazione : « il 18 e 19 aprile vi sono stati moltissimi morti. Daniel Ortega avrebbe potuto fermare la repressione già il 18 ; ma egli non ha fatto nulla. Il giorno dopo, la polizia ha sparato con l’ordine di uccidere a vista».
Erika Guevara Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty Internationale (A.I.), ha denunciato, che « le autorità del Nicaragua si sono rivoltate contro il proprio popolo in un attacco crudele e spesso letale contro il diritto alla vita, le libertà d’espressione e di riunione pacifica. In seguito il Governo del Presidente Ortega ha cercato di dissimulare queste atrocità, violando così il diritto delle vittime alla verità».
Secondo la IA, la strategia repressiva sembra essere stata decisa ai più alti livelli di potere, vale a dire il presidente Ortega e il vicepresidente Murillo, che hanno sempre negato che ci fossero stati dei morti, proprio come le autorità pubbliche hanno negato le cure mediche alle vittime, hanno manipolato le prove e contestato l’esecuzione di autopsie e altri esami eseguiti da medici forensi.
Allo stato attuale, il dialogo è interrotto in seguito all’arresto da parte della polizia di un membro dell’Alleanza Civica (che si trova contro il governo al tavolo dei negoziati), delle vessazioni dei paramilitari nei confronti di un altro rappresentante del popolo, aggressioni fisiche ai vescovi da parte dei sostenitori del governo e attacchi verbali da parte dei media ufficiali e dello stesso Ortega nel suo discorso commemorativo del 19 luglio, data del rovesciamento di Somoza..
La riforma delle pensioni si propone di aumentare il costo dei contributi che grava su imprese e dipendenti per colmare il buco di 76 milioni di dollari del sistema pensionistico. Per tale motivo, nel mirino della dura repressione della polizia sono spesso finiti anche i giornalisti.
La situazione riguardo a morti torture e sparizioni si aggrava di giorno in giorno, secondo le informazioni dei media locali e internazionali indipendenti.
Nei giorni scorsi, Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato inaccettabili le morti causate dal conflitto e ha chiesto la fine della violenza. Il governo degli Stati Uniti ha ribadito la necessità di elezioni anticipate libere, eque e trasparenti.