GENNAIO 2019: GABON-CECENIA

GABON: Detenzione abusiva senza processo da 28 mesi
Bertrand Zibi Abeghe, già deputato dimissionario del Partito democratico del Gabon  (PDG) – al potere – e vicino all’oppositore Jean Ping, è rinchiuso nella sezione disciplinare della prigione centrale di Libreville dal suo arresto nell’agosto 2016, e non è ancora iniziato un processo.
L’arresto nella notte del 31 agosto 2016 nel quartier generale del candidato dell’opposizione Jean Ping, avvenne il giorno  della proclamazione dei risultati controversi delle elezioni presidenziali che davano  Ali Bongo vincitore dopo una conduzione non trasparente del processo elettorale. Insieme a lui furono arrestati un centinaio di quadri e militanti dell’opposizione. Bertrand Zibi Abeghe passò i primi quattro giorni della sua detenzione alla Direzione generale delle ricerche (DGR), in isolamento subendo ingiurie e  sevizie, in seguito fu  trasferito nella prigione centrale di Libreville.
Il 25 settembre 2017, dopo otto mesi  di detenzione provvisoria gli viene comunicato che egli è perseguito per « detenzione illegale d’ arma da fuoco » (arma che le autorità gabonesi rifiutano ancora di far analizzare malgrado le richieste degli avvocati della difesa), « non-assistenza di persone in pericolo » e « crimini  contro la pace pubblica». L’ultimo incontro con il giudice si è tenuto nel maggio 2018.  Da allora non ha saputo più nulla. Secondo il codice di procedura penale del Gabon il giudice istruttore deve concludere la sua inchiesta  al massimo in diciotto mesi, dato che  Bertrand Zibi Abeghe è detenuto da più di 28 mesi, la sua detenzione è ormai chiaramente illegale.  I suoi avvocati hanno inoltrato più volte richieste di libertà provvisoria ma il giudice istruttore  le ha sempre respinte. Bertrand Zibi Abeghe è un prigioniero politico, detenuto per aver avuto la presunzione di dimettersi dal partito al potere davanti al presidente della Repubblica Ali Bongo, nel mezzo della campagna elettorale in vista della sua rielezione.
Bertrand Zibi Abeghe ha subito numerosi maltrattamenti, il più grave il 15 gennaio 2018, quando è stato picchiato da una decina di uomini fino a perdere conoscenza e posto in isolamento per « possesso di telefono cellulare » ritrovato nella cella che egli condivideva con altri prigionieri. I suoi avvocati, il 17 gennaio lo hanno trovato in pessime condizioni, sconvolto, con difficoltà a camminare e molti ematomi sul corpo. Lui ha riferito loro di non aver mangiato e bevuto per tre giorni. Una denuncia  per torture è stata presentata dai suoi avvocati ma rigettata senza giustificazioni.
Molte volte, Bertrand Zibi Abeghe è stato privato di cibo e ha dovuto subire misure disciplinari ingiustificate come l’isolamento in una cella molto calda senza luce e con poca aria. Attualmente , è imprigionato nella sezione disciplinare chiamata « C.A » nella prigione centrale di Libreville con 90 altri prigionieri in condizioni pessime e con un solo bagno per tutti. La sua cella, di circa due metri per due, ospita otto detenuti.
CECENIA – Federazione Russa: repressioe dei gay         
In Cecenia è in corso una nuova ondata repressiva omofoba nei confronti di persone ritenute gay o lesbiche. A partire dal 28 dicembre 2018 le autorità cecene hanno arrestato 40 persone nella città di Argun, le hanno portate in un edificio governativo e le hanno sottoposte a maltrattamenti e torture. Le autorità poi avrebbero distrutto i passaporti per impedire che potessero espatriare in qualche modo. Secondo le informazioni ricevute, almeno due persone sarebbero state torturate fino alla morte.
Questa nuova ondata di attacchi contro persone di orientamento sessuale diverso segue quella già denunciata da varie organizzazioni governative e dal giornale russo Novaya Gazeta nel 2017 quando più di cento uomini ritenuti omosessuali sono stati rapiti in Cecenia nel corso di una campagna orchestrata e diretta dalle autorità locali.
Secondo quanto riferito da fonti di informazione, gli uomini erano stati maltrattati, torturati e costretti a rivelare i nomi di altre persone omosessuali di loro conoscenza. Almeno tre individui sono stati uccisi, notizia riferita e verificata da Novaya Gazeta ma i decessi potrebbero essere stati molti di più. Le autorità cecene e moscovite hanno sempre negato le accuse mosse nei loro confronti da vari organismi non governativi,  e in particolare dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Il 21 dicembre 2018, in seguito alle risposte evasive e poco cooperative delle autorità russe e cecene l’OSCE ha pubblicato un rapporto nel quale accusa la Russia di non aver cooperato alle inchieste e conferma le accuse di gravi violazioni dei diritti umani in Cecenia ed esattamente di molestie, persecuzioni, arresti arbitrari o detenzioni, torture, sparizioni forzate e esecuzioni extragiudiziali che includono, oltre gli omosessuali, difensori dei diritti umani, avvocati, giornalisti indipendenti e membri di organizzazioni della società civile. Il rapporto ha anche denunciato il pesante clima di impunità che rende impossibile attribuire qualsiasi responsabilità per le violazioni compiute e formula una serie di raccomandazioni alla Federazione Russa tra cui l’apertura di un’inchiesta sulle accuse e la creazione di un comitato investigativo speciale per condurre efficacemente le indagini.