Coronavirus e carcere

La assoluta necessità di affrontare il problema è evidente e davanti agli occhi di tutti gli osservatori. È morto di coronavirus, all’ospedale di Voghera, un secondo detenuto. I sindacati SPP della Polizia Penitenziaria sono preoccupati e dichiarano che la situazione è definita ”a rischio”.
Da molte parti ci sono conferme circa l’alto numero di positivi tra detenuti e sorveglianti. Tutti gli stati e la Commissione Europea affrontano il problema ma, in Italia, il rischio è aumentato da un affollamento perenne delle carceri.

Anche ACAT ha firmato (assieme ad altri) un appello al governo italiano perché il problema venga affrontato in termini concreti e realistici.
Il garante Nazionale delle persone private della libertà, smentendo molte notizie allarmistiche apparse sui media, comunica la situazione al 27 aprile: “Questa la situazione aggiornata a oggi tra le 53.658 persone ristrette (e non 62.000 come riportato): le situazioni di positività che attualmente riguardano le persone detenute sono 138 su tutto il territorio nazionale, 13 delle quali sono ricoverate in ospedale. La loro diffusione non è geograficamente omogenea, ma si concentra in alcune regioni – che coincidono con quelle in cui è maggiormente estesa la pandemia, come il Piemonte, il Veneto e la Lombardia – e in alcuni specifici Istituti, come quelli di Torino e di Verona, in cui nelle settimane scorse si sono evidenziati alcuni focolai specifici.” 

L’Associazione Antigone comunica che “I numeri sono purtroppo destinati ad aumentare. Nelle ultime settimane le persone detenute sono diminuite di circa 2.500 unità. Come ha detto il Ministro, di queste sono solo 200 circa le uscite dovute agli articoli 123 e 124 del recente Decreto. Gli altri sono usciti in base alla legislazione pre-vigente, grazie allo straordinario lavoro di Magistrati di Sorveglianza, Garanti, Direttori penitenziari.” E, comunque, continua Antigone “non sono a piede libero: sono persone private della libertà, ma a domicilio”.

Papa Francesco ha più volte ricordato questo grande problema durante le sue prediche, invocando decisioni umanitarie e dicendo, tra l’altro: “Penso ad un problema grave che c’è in parecchie parti del mondo. Io vorrei che oggi pregassimo per il problema del sovraffollamento nelle carceri. Dove c’è un sovraffollamento, tanta gente lì, c’è il pericolo, in questa pandemia, che finisca in una calamità grave”.

Sicuramente la situazione dovrà essere tenuta sotto controllo, dovranno essere analizzate possibilità ulteriori di scarcerazione per alleggerire la sovrappopolazione carceraria endemica, dovranno essere date forniture consistenti di mascherine, guanti e tamponi per prevenire i contagi o controllarli in tempo reale. E tanto altro ancora.