Carcere. Si riapra il caso di Hassan Sharaf
“Dopo aver appreso a mezzo stampa che la famiglia del giovane Hassan Sharaf ha deciso di intentare una causa civile contro il Ministero della Giustizia italiano affinché venga fatta piena luce su quelle che furono le dinamiche che spinsero Hassan al suicidio, avvenuto ormai due anni fa, vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza ai famigliari seppur lontani e lanciare un appello alle istituzioni preposte affinché si riapra il caso, troppo frettolosamente archiviato”. Così il presidente di ACAT Italia Massimo Corti.
“Ci eravamo interessati del caso di Hassan nel nostro rapporto alternativo presentato in occasione della 34° sessione della Revisione Periodica Universale della Commissione diritti umani dell’ONU che prendeva in esame il nostro paese. Il suicidio di Hassan aveva destato il nostro interesse per i contorni oscuri che lo avevano circondato. Era stato lo stesso Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, che dopo aver raccolto la testimonianza di Hassan e di altri detenuti in merito a presunte violenze a abusi da parte del personale di sorveglianza, aveva presentato un esposto alla Procura di Viterbo, mentre inascoltata era stata la richiesta del Garante di far trasferire Hassan in altra struttura. Hassan Sharaf si trovava invece in cella di isolamento al momento del suicidio, da lì a pochi mesi sarebbe tornato in libertà. E allora, cosa lo avrebbe spinto ad impiccarsi?” Continua Corti.
“Alla luce dei fatti chiediamo dunque che venga fatta assoluta chiarezza su questa vicenda. Per Hassan e per i tanti che rimangono nell’ombra”. Conclude il presidente di ACAT.