Sahara occidentale. Mobilitazione per Naâma Asfari e per i suoi compagni

Malgrado la condanna del Marocco da parte del Comitato contro la tortura (CAT), Naâma Asfari è ancora detenuto nelle prigioni marocchine da 10 anni insieme a 18 altri prigionieri sahraui per la questione del campo di Gdeim Izik. Difensore dei diritti umani e militante della causa sahraui lotta per la sua liberazione e il riconoscimento delle torture subite

Naâma Asfari è stato arrestato e imprigionato molte volte. Nel 2010, quando si organizza a Gdeim Izik, il campo della fierezza e della dignità, egli diviene uno dei portavoce per le relazioni con i giornalisti. Questo campo, che raduna migliaia di Sahraui, diventa il simbolo della loro protesta contro le discriminazioni sociali e economiche e il luogo dove riaffermare il loro diritto all’autodeterminazione.

L’8 novembre, il campo viene smantellato dalle autorità marocchine provocando degli scontri. Il giorno prima, Naâma Asfari è arrestato, picchiato posto in isolamento. Per 5 giorni sarà torturato, umiliato, privato di cibo e acqua. Con gli occhi bendati è costretto a firmare delle confessioni. Come lui, 23 altri militanti sahraui sono arrestati e sottoposti a violenze.

Nel 2013, dopo più di due anni di detenzione arbitraria, Naâma e i suoi compagni sono condannati da un tribunale militare a pesanti pene. Nel dicembre 2016, il Comitato Contro la Tortura (CAT) delle Nazioni unite condanna il Marocco per il caso di Naâma Asfari a causa delle diverse violazioni della Convenzione contro la tortura. Nel luglio 2017, esperti dell’ONU interrogano ugualmente le autorità del paese sulla situazione dei prigionieri di Gdeim Izik. Ma il governo conferma queste condanne frutto di un iniquo processo.

I prigionieri e le loro famiglie subiscono continue rappresaglie e misure punitive per il loro impegno. Dopo la condanna del luglio 2017, i detenuti sono spostati in diverse prigioni per scoraggiarli e impedire il loro reciproco sostegno, spesso sono posti in isolamento, è limitato il loro diritto alle visite e ai contatti telefonici. Dalla fine del 2016 la moglie di Naâma, Claude Mangin Asfari (che per salvare Naâma è continuamente attiva nel mondo), ha avuto il diritto per una sola visita prima che le fosse proibita l’entrata nel territorio del Marocco; 19 persone sono tuttora detenute, in 3 prigioni lontane dai parenti fuori del territorio del Sahara occidentale.

La corte di Cassazione del Marocco dovrebbe decidere sulla scarcerazione dei Sahraui prigionieri il prossimo 25 novembre, pertanto è il momento di far sentire alta la nostra voce.
Azione proposta da: ACAT Francia

ACAT Italia, come molte altre ACAT, è già intervenuta per Naâma Asfari nel 2017. Oggi, visto il momento delicato della situazione, scriviamo a Josep Borrell Fontelles, vice presidente della Commissione Europea e Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, chiedendogli di spingere il Marocco a riconsiderare la situazione prendendo la giusta decisione.

** Aggiornamento 26 novembre 2020
La Corte di Cassazione marocchina ha confermato le condanne comminate agli attivisti saharawi.
Nello specifico queste le condanne:
Prigione a vita: Mohamed Bani, Abdellahi Abhah, Boutangiza Mohamed El Bachir, Brahim Ismaili, Abdalahi Lakhfaouni, Sidi Ahmed Lamjayed, Abdeljalil Laaroussi, Ahmed Sbai
• 30 anni: Naama Asfari, Banga Cheikh, Mohamed Bourial
• 25 anni: Mohamed Khouna Bobit, Hassan Dah, Houssein Zaoui, Hadi Mohamed Lamin, Embarek Lakfir Mohamed
• 20 anni: El Bachir Khada, Mohamed Tahlil, Abdellah Toubali

Riportiamo di seguito la traduzione in italiano della lettera/Email in francese da inviare (allegata).

Josep Borrell Fontelles
Vice Presidente della Commissione Europea e Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e le politica della sicurezza.
Commissione Europea
200 Rue de la Loi – BP-1049 Bruxelles /Belgio
Email : cab-borrell-fontelles-contact@ec.europa.eu

Signor Vice-presidente,
Allertato da ACAT Italia (Azione dei Cristiani per l’Abolizione della Tortura), affiliata alla Federazione Internazionale delle ACAT (FIACAT), ONG con statuto partecipativo presso il Consiglio d’Europa, consultivo presso l’ONU e di osservatore presso la CADHP-Commissione Africana per i Diritti degli Uomini e dei Popoli, le esprimo la mia preoccupazione per
Naâma Asfari.
Sono ormai dieci anni che Naâma Asfari e 18 militanti sahraui sono detenuti arbitrariamente per la questione di Gdeim Izik. Torturati e nuovamente condannati nel 2017 dopo un processo iniquo dalla Corte d’appello di Rabat, imprigionati nel territorio della potenza occupante, …lunga è la lista delle violazioni. Benché il Comitato contro la tortura dell’ONU abbia condannato il Marocco, i prigionieri sono oggetto di continue rappresaglie e misure punitive.
La dichiarazione da voi fatta in questo senso nello scorso mese di luglio e le strette relazioni esistenti fra il Marocco e l’Unione europea, ci fanno sperare che lei possa essere ascoltato.
In vista del giudizio atteso dalla alta corte del Marocco entro la fine del mese, Le chiedo, quindi, di voler invitare il Marocco a:
• Riconsiderare tutta la situazione e liberare i detenuti di Gdeim Izik o, se esistono prove reali e ammissibili che essi abbiano commesso un reato, imprigionarli e giudicarli nel territorio occupato;
• promuovere una inchiesta indipendente sulle torture e altre violazioni da loro subite.
In attesa di un cortese cenno di riscontro la prego di gradire i miei migliori saluti.

ISTRUZIONI PER INVIARE LE MAIL
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👉 inserire l’oggetto specifico: Préoccupations pour Naâma Asfari
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