Proteggiamo i diritti delle donne detenute
Giovedì 3 dicembre si è svolto un evento online promosso da Penal Reform international che ha chiamato in causa vari esponenti della società civile da varie parti del mondo per discutere dell’attuazione e dell’implementazione delle Regole di Bangkok‘ ovvero il regolamento adottato dalle Nazioni Unite 10 anni fa e che riguarda specificamente le condizioni inerenti la carcerazione femminile a partire dalle esigenze specifiche delle donne sottoposte e regime di privazione della libertà.
Visto che la popolazione carceraria femminile è stata sempre una minoranza, le carceri e i regimi carcerari, sono stati pensati per una popolazione prevalentemente maschile: dall’architettura delle carceri, alle procedure di sicurezza, all’assistenza sanitaria, ai contatti familiari, al lavoro e alla formazione. Senza dunque tener conto della differenza di genere che imporrebbe, di conseguenza, trattamenti differenziati.
Le 70 Regole forniscono una guida ai responsabili politici, ai legislatori, alle autorità e al personale carcerario per ridurre la reclusione delle donne e per soddisfare le esigenze specifiche delle donne in caso di reclusione.
Negli ultimi anni, tuttavia, si è assistito a un aumento delle donne sottoposte a misura detentiva, soprattutto in alcuni paesi. Nella maggior parte dei casi si tratta di reati legati al traffico di stupefacenti.
In questo quadro già drammatico bisogna poi ricordare i bambini che si trovano in carcere insieme alle madri e molte volte nascono dietro le sbarre. Secondo gli ultimi dati disponibili, il rischio che questi bambini possano commettere reati in età adulta cresce del 75% rispetto al resto della popolazione libera.
Un motivo in più per chiedere a tutti gli stati membri di dare attuazione alle regole di Bangkok e alla società civile di monitorare quanto accade dietro le sbarre.