Rukuki. Nuovamente violato il diritto a un equo processo
Dopo la riapertura del caso e un riesame presso la Corte d’Appello, Germain Rukuki è ancora in attesa di un verdetto che sarebbe dovuto arrivare un mese fà e che rappresenta una nuova violazione al suo diritto a un quo processo. Di seguito la dichiarazione congiunta che abbiamo sottoscritto insieme a molte altre associazioni e ONG.
In qualità di organizzazioni firmatarie esprimiamo il nostro sgomento per il fatto che la Corte d’appello del Burundi a Ntahangwa non ha ancora annunciato un verdetto nel caso del difensore dei diritti umani Germain Rukuki. Verdetto che avrebbe dovuto essere emesso entro 30 giorni dall’udienza di appello, cioè prima del 24 aprile 2021. Oltre alle numerose irregolarità che hanno caratterizzato il procedimento legale dall’arresto di Rukuki nel 2017, il ritardo in questione aggrava ulteriormente la violazione del diritto a un processo equo.
Il 30 giugno 2020, la Corte Suprema del Burundi ha annullato la decisione della Corte d’Appello di confermare la condanna a 32 anni per Germain Rukuki e ha ordinato una seconda udienza d’appello, evidenziando violazioni del suo diritto a un equo processo. Questa seconda udienza si è svolta 8 mesi dopo, il 24 marzo 2021, nella prigione di Ngozi, dove Rukuki è attualmente detenuto. Secondo il codice di procedura penale del Burundi, dopo l’udienza, il tribunale ha 30 giorni per emettere un verdetto sul caso, ma questo verdetto risulta ad oggi ancora pendente. Tale ritardo dimostra la mancanza di un giusto processo nel caso di questo difensore dei diritti umani e prigioniero politico internazionalmente riconosciuto.
Germain Rukuki è difensore dei diritti umani del Burundi e padre di tre figli. Al momento del suo arresto, Rukuki lavorava per l‘AJCB (Associazione dei giuristi cattolici del Burundi), dopo aver precedentemente lavorato per l’ACAT-Burundi (Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura). L’ACAT-Burundi è stata sospesa dal governo nel novembre 2015, come parte di una massiccia repressione contro le organizzazioni della società civile, inclusi altri quattro gruppi per i diritti umani che si erano opposti alla candidatura del presidente Nkurunziza a un terzo mandato. Germain Rukuki è stato anche il co-fondatore di Njabutsa Tujane, un’associazione comunitaria che si batte contro la povertà e la carestia e per un migliore accesso alla salute.
Nel luglio 2017, Rukuki è stato arrestato senza mandato e detenuto dall’SNR (National Intelligence Service) prima di essere trasferito nella prigione di Ngozi, dove è attualmente detenuto. Il suo precedente impiego presso l’ACAT-Burundi ha costituito la base delle accuse contro di lui e, sebbene non siano mai state presentate prove conclusive, è stato condannato a 32 anni di carcere, in particolare per ribellione e violazione della legge sulla sicurezza dello Stato.
Le violazioni del diritto di Rukuki a un equo processo sono state riconosciute e condannate a livello internazionale, in particolare in una lettera indirizzata al presidente Évariste Ndayishimiye da cinque procedure speciali delle Nazioni Unite nel settembre 2020:
“Numerose irregolarità e vizi procedurali sarebbero stati registrati durante il processo, che si è svolto a porte chiuse, in particolare per quanto riguarda i nuovi reati accertati, che non sono stati oggetto di indagine.” Si legge nella lettera. “Inoltre, è stato riferito che praticamente nessuna prova è stata presentata dal Pubblico Ministero…”
Inoltre, la detenzione dei Germain Rukuki viola i principi e le linee guida sul diritto a un processo equo e all’assistenza legale stabiliti nella Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli e nel Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui il Burundi è firmatario dal 1990.
Germain Rukuki ha trascorso quasi 4 anni in prigione. Ha già aspettato altri 30 giorni per l’annuncio di questo verdetto finale senza alcun motivo legittimo; non avrebbe dovuto aspettare più a lungo. Chiediamo al governo burundese di dimostrare il proprio impegno a rispettare l’indipendenza della magistratura. Chiediamo inoltre alla Corte d’appello del Burundi di rispettare pienamente gli obblighi del paese in materia di equo processo ai sensi del diritto internazionale, annunciando immediatamente il verdetto di questo caso.
Firmatari
Agir ensemble pour les droits humains (AEDH)
AfricanDefenders
Amnesty International
Association des Journalistes Burundais en Exil (AJBE)
Association pour la Coopération et l’Auto-Développement (ACAD)
Burundi Human Rights Initiative (BHRI)
Coalition burundaise des défenseurs des droits humains (CBDDH)
Coalition Burundaise pour la Cour Pénale Internationale (CB CPI)
Collectif des Avocats pour la défense des victimes de crimes de droit international commis au Burundi (CAVIB)
Coalition de la Société Civile pour le Monitoring Electoral (COSOME)
DefendDefenders (East and Horn of Africa Human Rights Defenders Project)
La Fédération internationale pour les droits humains (FIDH) dans le cadre de l’Observatoire pour la Protection des Défenseurs des Droits Humains
FIACAT: International Federation of ACAT
ACAT Burundi
ACAT République Centrafricaine / Central African Republic
ACAT Congo / Congo
ACAT Côte d’Ivoire / Côte d’Ivoire
ACAT Ghana / Ghana
ACAT Tchad / Chad
ACAT Canada / Canada
ACAT Allemagne / Germany
ACAT Belgique/ Belgium
ACAT France / France
ACAT Italie / Italy
ACAT Luxembourg / Luxembourg
ACAT Mali
ACAT Royaume Uni / UK
ACAT Suisse / Switzerland
Forum pour le renforcement de la société civile (FORSC)
Front Line Defenders
Kadervorming voor Afrikanen / Formation de Cadres Africains (KBA/FONCABA)
La Ligue Burundaise des Droits de l’Homme ITEKA
Mouvement INAMAHORO, femmes & filles pour la paix & la sécurité
Observatoire de la lutte contre la corruption et les malversations économiques (OLUCOME)
Organisation mondiale contre la torture (OMCT), dans le cadre de l’Observatoire pour la Protection des Défenseurs des Droits Humains
Protection International
Réseau des Citoyens Probes (RCP)
Le Réseau européen pour l’Afrique centrale (EurAc)
Sapi Lausanne
Service International pour les Droits de l’Homme (ISHR)
SOS-Torture/Burundi
Tournons La Page
Union Burundaise des journalistes (UBJ)