Colombia. Fermare l’escalation di violenza

Una deriva autoritaria investe il paese e il dissenso viene brutalmente tacitato. Registrazioni video mostrano forze di sicurezza che attaccano raduni pacifici, caricando la folla, con armi da fuoco o granate a mano.
Un uso ingiustificato di mezzi non convenzionali al fine di intimidire!

Dal 28 aprile la risposta delle autorità colombiane ai manifestanti è di una grande brutalità. Squadroni mobili antisommossa (ESMAD) pesantemente armati, ma poco addestrati, caricano la folla e sparano con proiettili veri. Si contano circa 60 morti, più di 2000 feriti e almeno 120 scomparsi. Le testimonianze di colpi diretti sparati, arresti arbitrari, abusi sessuali ed esecuzioni sommarie continuano ad affluire da Cali e Bogotá, ma anche Medellín, Barranquilla, Manizales o Yumbo. Di fronte all’ospedale della città di Popayán, i gas lacrimogeni hanno raggiunto i pazienti e il personale medico. Persino il personale delle Nazioni Unite è stato oggetto di minacce e di aggressioni!

Contesto: polarizzazione del paese
All’origine della protesta, un progetto di riforma fiscale che appesantisce le imposte a privati e imprese, per raccogliere da qui al 2031 l’equivalente del 2% del PIL. Nonostante il ritiro del progetto controverso, la protesta va avanti e cresce fomentata dalle violazioni dei diritti umani. Gli oppositori chiedono ora una revisione del sistema sanitario e il rispetto degli accordi di pace del 2016. Infatti, la demilitarizzazione prevista non è mai stata realizzata e la violenza conosce una notevole recrudescenza. Così, col pretesto di “contrastare la minaccia terroristica infiltrata” nella contestazione, lo spiegamento dell’esercito ordinato da Ivan Duque fornisce ora assistenza militare costante alla polizia. Tutto questo nonostante l’opposizione delle autorità comunali delle grandi città.

A un anno dalle elezioni presidenziali, la povertà tocca ora il 42,5 % della popolazione. La contestazione sociale, nata nel 2019 contro una riforma delle pensioni, è ora all’apice. Con le barriere erette all’entrata delle città e la militarizzazione, le informazioni ufficiali sono rarefatte e la paura cresce, onnipresente

Deriva autoritaria
Da mesi i manifestanti denunciano gli eccessi del governo, come l’estrema concentrazione dei poteri e la nomina di «uomini» del Presidente conservatore ai massimi livelli dell’amministrazione. Inoltre, le manovre dilatorie riguardanti il processo per corruzione a carico di Alvarez Uribe, predecessore e mentore di Duque, dividono il paese in piena impennata COVID19 e, molto spesso, le veglie per commemorarne le vittime diventano oggetto della repressione

L’escalation della violenza
La repressione degli oppositori al regime al potere si accentua. Per esempio, il 9 maggio Daniela, studentessa in filosofia e responsabile del Consiglio regionale, indigena del Cauca (CRIC), è stata trasportata d’urgenza in condizioni gravi verso una clinica di Cali. Inizio maggio, a Bogotà, degli sconosciuti hanno tentato di rapire un membro del Comitato di Solidarietà con i Prigionieri Politici (CSPP) e uno dei responsabili, Walter Agredo Muñoz, è stato minacciato di morte.

È il caso anche di altri membri di questa organizzazione, o del sindacato Central Unitaria de Trabajadores (CUT), della rete “Francisco Isaías Cifuentes”, o dell’Observatorio de Realidades Social dell’Arcidiocesi di Cali. Durante una missione di verifica in un carcere, sono stati esplosi colpi di arma da fuoco e lanciate granate paralizzanti. Un’altra squadra di osservatori si è vista costretta a pernottare in una casa privata a Cali dopo che la polizia ha aperto il fuoco contro di loro.

Il 1 º maggio a Bogotà, il veicolo della CSPP e della piattaforma Campagna di difesa della libertà, che seguiva manifestazioni, è stato colpito con granate, gas lacrimogeni e pietre. Diversi veicoli sono stati intercettati e attaccati da uomini armati. Rappresentanti dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo sono stati parimenti presi di mira.
Dagli scioperi nazionali alla fine del 2019, replicati poi nel settembre 2020, la repressione sistematica non rispetta le regole fondamentali che consentano di garantire il diritto alla protesta pacifica. (OMCT)


La Colombia: 1.141.748 Km2 – 50,34 Milioni di abitanti– Ivan Duque Marquez presidente dal 7-8-2018 – Ha ratificato la Convenzione contro la tortura dell’ONU e il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politiche (PIRDCP).

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