Cos’è accaduto a Mohamed Lamine Haddi?

Mohamed Lamine Haddi ha iniziato uno sciopero della fame di 69 giorni per protestare contro le sue condizioni di detenzione. Le autorità marocchine il 22 marzo lo hanno costretto a interrompere e lo hanno sottoposto ad alimentazione forzata. Nonostante il suo grave stato di salute non ha ricevuto il necessario follow-up medico e la sua famiglia è priva di notizie dal 9 aprile 2021, il che fa temere il peggio.

Mohamed Lamine Haddi è un giornalista difensore dei diritti umani, uno dei prigionieri del gruppo di Gdeim Izik. Arrestato il 20 novembre 2010 a seguito del violento smantellamento del campo di Gdeim Izik, è stato condannato a 25 anni di carcere sulla base di confessioni ottenute sotto tortura. È detenuto in stato di isolamento nel carcere di Tiflet 2 in territorio marocchino, a più di 1200 km dal suo luogo di residenza abituale (Laayoune) nel Sahara Occidentale, e gli è permesso di lasciare la sua cella solo per un’ora al giorno, sempre da solo.

Nel dicembre 2020 il direttore del carcere ha ordinato la confisca di tutti i suoi effetti personali.
Durante lo sciopero della fame, le autorità marocchine hanno sospeso arbitrariamente le sue conversazioni telefoniche con la famiglia e con l’avvocato. In precedenza, dopo la sospensione delle visite dovute al Covid-19, la madre e altri familiari erano stati arrestati per un breve periodo dalla polizia marocchina e accusati di disordini davanti all’ingresso del carcere.

Il 22 marzo, dopo 69 giorni di sciopero della fame, le guardie carcerarie hanno posto fine alla sua protesta alimentandolo forzatamente, cosa proibita dalle regole dell’etica medica e che può essere considerata in alcuni casi una tortura. Mohamed ha quindi ripreso brevemente i contatti con i suoi familiari ai quali ha confidato di soffrire di paralisi parziale al lato sinistro, dolore allo stomaco, ai reni e alla mano sinistra e perdita di memoria. La sua salute peggiora progressivamente fino al 9 aprile (ultime notizie avute dai parenti) senza che gli venga fornita alcuna assistenza medica, anzi viene addirittura minacciato dal direttore del carcere di essere messo in una “cachot” (cella disciplinare di 2 metri per 2, senza finestre) se i suoi familiari non smettono di mobilitarsi pubblicamente per lui.

Nonostante le sue pessime condizioni di salute che si aggravano di giorno in giorno, viene trasferito su una sedia a rotelle nella prigione centrale di Kenitra per sostenere gli esami universitari. Tentativo inutile vista la sua estrema debolezza e incapacità di usare la mano. Riportato infine nella prigione di Tiflet 2, di lui e del suo stato di salute non si sa più nulla.

CONTESTO
Tra ottobre e novembre 2010, 20.000 saharawi si sono stabiliti nel campo di Gdeim Izik, nel Sahara Occidentale per protestare contro la discriminazione di cui si considerano vittime da  parte del governo marocchino. Il campo viene evacuato con la forza,  negli scontri perdono la vita tredici persone, 11 agenti e 2 saharawi, centinaia i manifestanti arrestati e 25 attivisti politici e difensori dei diritti dei saharawi considerati i leader delle proteste sono accusati di aver ucciso i poliziotti, imprigionati e sottoposti a vari atti di  tortura e trattamenti inumani e degradanti, tra cui violenze sessuali, minacce, percosse ripetute, privazione di acqua e cibo, prima di essere  costretti a firmare confessioni per i crimini di cui sono accusati. Tra di loro, Naama Asfari.

Dopo una prima sentenza di un tribunale militare nel febbraio 2013 e il suo annullamento da parte della Cassazione nel luglio 2016, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura (CAT) condanna il Marocco nel caso di Naama Asfari nel dicembre 2016. Il caso è stato poi giudicato dalla Corte d’Appello di Sale’ nel luglio 2017, che ha pronunciato condanne che vanno da 20 anni di carcere all’ergastolo. Nonostante la condanna del CAT, la Cassazione conferma le sentenze della Corte d’Appello.

Le autorità marocchine si sono costantemente rifiutate di condurre indagini indipendenti sulle denunce di tortura come anche sulle confessioni ottenute sotto tortura. Inoltre, in contraddizione con il diritto umanitario internazionale, i 19 prigionieri sono detenuti al di fuori del territorio saharawi, in carceri che distano tra i 500 e i 1200 km da Laayoune dove vivono i loro familiari. I detenuti denunciano regolarmente pessime condizioni detentive, negazione di cure mediche o visite dei familiari, isolamento abusivo, accesso limitato alle docce. Molti di loro hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro gli abusi a cui sono soggetti.

I difensori dei diritti umani nel Sahara Occidentale sono da molti anni oggetto di repressione e rappresaglie per la loro opera di denuncia delle violazioni dei diritti umani. Dalla fine del cessate il fuoco tra il Fronte Polisario e le forze marocchine il 13 novembre 2020 si è verificato un aumento significativo degli attacchi e delle intimidazioni contro i membri della società civile saharawi, siano essi attivisti politici, giornalisti, difensori dei diritti politici o prigionieri politici. Il CAT, lo scorso marzo, ha espresso serie preoccupazioni per i gravi e ripetuti abusi commessi contro otto eminenti difensori dei diritti umani saharawi in una comunicazione congiunta indirizzata al governo marocchino.
ACAT Italia è intervenuta varie volte in passato denunciando la situazione nel Sahara Occidentale e chiedendo libertà per i prigionieri politici.

Per approfondire
https://www.amnesty.org/en/documents/mde29/4275/2021/en/
https://www.facebook.com/adnan.sahrawi.31
https://www.acatfrance.fr/appel-urgent/ou-est-mohamed-lamine-haddi–
https://www.aps.dz/monde/123645-ai-appel-a-l-action-en-soutien-au-prisonnier-sahraoui-lamine-haddi
https://rsf.org/fr/actualites/nous-lancons-un-appel-durgence-pour-que-les-autorites-marocaines-mettent-fin-au-calvaire-du
Posizione della U.E.:
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2021-000958_EN.html
Posizione del Governo del Marocco: https://www.maroc.ma/en/news/clarification-detainee-mohamed-lamin-haddi-enjoys-all-his-rights-without-any-discrimination


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