La guerra è tornata in Europa

La 2° guerra mondiale ha fatto oltre 60 milioni di morti (di cui il 60% tra i civili) e, quando finalmente è terminata nel 1945, tutti abbiamo pensato: “mai più una guerra”.
La guerra è il risultato di politiche di potenza, di forti interessi economici, di interessi di parte, di odio raziale o storico. La guerra non considera gli uomini come esseri umani, come dei padri che sono attesi a casa dai bambini, come delle fidanzate che attendono il loro amato, come dei bambini che iniziano a parlare dicendo “mamma”, per la guerra si contano solo delle “forze nemiche”, delle “perdite nemiche” o, al massimo si parla di “effetti collaterali”. Einstein disse: “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”.

Inoltre, nel 1945 si è affacciata sulla terra la bomba atomica, con la sua infinita capacità distruttiva. Questo potenziale atomico oggi è fortemente potenziato e distribuito in vari paesi del mondo, tra i quali anche paesi delle cui politiche poco è noto o palesato. I trattati internazionali per regolare o abolire gli armamenti atomici sono molti, non accettati da tutti i paesi o semplicemente disattesi sistematicamente. Quando oggi si parla di guerra, oltre alla totale perdita di “umanità” e di amore per il prossimo, dobbiamo anche considerare l’enorme rischio che tali armi atomiche entrino in azione, un rischio totalmente incalcolabile, con conseguenze planetarie distruttive e disastrose.
Oggi la guerra si affaccia di nuovo in Europa: la guerra tra Russia e Ucraina.

Purtroppo, dopo il 1945, in Europa abbiamo avuto ben 4 guerre: la guerra civile greca (1946-1949), l’invasione dell’esercito turco a Cipro (1974), la guerra civile jugoslava (1991-1995) e la guerra dell’Ucraina orientale o guerra del Donbass (dal 2014): ed è questa guerra che, dopo una apparente pausa, è oggi al centro della nostra attenzione e preoccupazione, da quando la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina.

È naturale condannare una così violenta invasione, con mezzi potentissimi, voluta, studiata e pianificata da tempo, superando i confini di uno stato sovrano indipendente, usando anche armi “proibite”, coinvolgendo tutta la popolazione ucraina in un inferno di cui vediamo soltanto l’inizio.
Meno semplice è saperne le effettive cause e i reali moventi. Ancora più arduo è prevederne i futuri sviluppi, la possibile estensione e quale ne sia lo scopo reale mai comunicato: sarà una guerra “locale” come quella di Cipro o della Grecia, oppure prenderà una piega europea, se non addirittura mondiale? Qualche sconsiderato penserà di fare ricorso alle armi atomiche?

Per illustrare il livello epocale delle possibili conseguenze di una guerra atomica, ancora Einstein ha detto: “Io non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con pietre e bastoni”.
Noi cristiani facciamo nostri tutti gli inviti alla pace, all’immediato “cessate il fuoco”, seguendo l’esortazione di Papa Francesco e di tutti gli “uomini amati dal Signore”. Noi cristiani inviamo il nostro aiuto alle popolazioni colpite, per aiutarle in ogni modo, per cercare di alleviare la loro drammatica situazione. Noi cristiani preghiamo perché le armi vengano deposte e gli uomini tornino a vedere nell’altro non un nemico ma un essere umano, un fratello. Noi cristiani facciamo nostra l’esortazione della Bibbia (1Maccabei 11,51): “Gettarono le armi e fecero la pace”.
Massimo Corti, presidente di ACAT Italia
(Articolo tratto dal Corriere di ACAT marzo 2022)

*immagine tratta da Il sole 24 ore