MAGGIO 2015: UZBEKISTAN- BARHEIN

Uzbekistan: Difensore dei diritti umani torturato
Il difensore dei diritti dell’uomo, Azam Farmonov, doveva essere liberato il 29 aprile il 2015: alcuni giorni prima della sua liberazione gli è stata prolungata la pena, in maniera del tutto arbitraria. Azam Farmonov ha 36 anni e 2 figli, ha trascorso circa una decina d’anni in prigione, dove ha subito torture atroci, come punizione per le sue attività in favore dei diritti umani.

Il 12 aprile scorso, sua figlia ha ricevuto una telefonata da un dipendente della prigione che la informava soltanto che suo padre era stato trasferito per un’estensione della pena, dovuta a “violazione del regolamento penitenziario della prigione di Jaslyk” e inviato in detenzione disciplinare nel carcere di Nukus ( nel nord ovest del paese). Azam era presidente di un ufficio regionale di una ONG per la difesa dei diritti umani. Si occupava principalmente delle violazioni dei diritti economici e sociali degli agricoltori e degli handicappati.

 

È stato arrestato nell’aprile del 2006 con il suo collega Alisher Karamatov. Sono stati accusati di estorsione, un motivo inventato di sana pianta dalle autorità, e detenuti “in segreto” per molti giorni durante i quali sono stati torturati per farli “confessare” e firmare un documento predisposto dai servizi segreti. Il prolungamento della prigionia è una pratica ricorrente, segnalata dalle ACAT, utilizzata contro gli oppositori politici, i difensori dei diritti umani o i giornalisti. Dopo molti anni di prigione (spesso una decina), poco prima della liberazione, le autorità carcerarie li accusano di piccole violazioni dei regolamenti interni e li condannano a pene addizionali in galera.

 

Queste estensioni di pena hanno un effetto devastante sui prigionieri: psicologicamente indeboliti da anni di prigione e dalle torture, questi perdono ogni speranza e sono spesso spinti al suicidio. Inconcepibili sono poi i motivi di queste condanne accessorie, quali “non si alzava abbastanza velocemente all’ordine del guardiano”, oppure “aveva pulito male le carote”. Nel marzo 2014, il difensore dei diritti umani Ganikhon Mamatkhanov, dopo una detenzione di 5 anni, qualche giorno prima della liberazione, haavuto un prolungamento di pena di ben 3 anni perché “si era recato alle tolette senza permesso”. Murod Juraev, 61 anni, un anziano parlamentare condannato nel 1995, ha visto la sua pena prolungata ben 4 volte, dal 2003: le motivazioni di queste condanne supplementari sono assurde e, forse, del tutto inventate: “entrava nel dormitorio senza cambiare le pantofole”, “faceva scambio di un po’ di te con del tabacco”, “fumava fuori degli appositi spazi”,…

 

Condannato inizialmente a 12 anni, con questo sistema egli è ora detenuto da circa 20 anni: i suoi parenti dicono che Murod Juraev ha perso ogni speranza di venire liberato.

 

BAHREIN: condanne e persecuzioni per i “tweet” sui D.U.
Il direttore del Centro del Bahrein per i diritti umani Nabil Rajab è di nuovo in prigione dal 2 aprile 2015, accusato di insulti allo stato e di diffusione di false notizie in tempo di guerra attraverso tweet di denuncia delle violazioni dei diritti umani- Il 2 aprile scorso, decine di poliziotti hanno fatto irruzione nel suo domicilio per arrestarlo e condurlo per interrogatori alla Direzione Generale per la sicurezza elettronica nell’ambito del Dipartimento per le inchieste criminali, tristemente celebre per il ricorso frequente alla tortura.

 

E’ stato interrogato su i suoi tweet e un suo articolo pubblicato dal Huffington Post il 27 marzo scorso che denunciava atti di tortura commessi il 10 marzo nella prigione di Jaw. In questo carcere sono detenuti molti oppositori politici, arrestati a seguito di disordini provocati da un litigio fra gendarmi e la famiglia di un detenuto cui era stata negata la visita: dopo il lancio di gas lacrimogeni e granate i detenuti sono stati fatti uscire nel cortile, picchiati e costretti ad insultare le loro famiglie, una decina è stata ferita e molti sono stati privati per 10 giorni di visite familiari. Inoltre Nabil Rajab aveva dichiarato che la legge antiterrorismo del Barhein è prevalentemente utilizzata contro gli oppositori politici.

 

Sulla base delle accuse rivoltegli può essere condannato a dieci anni di prigione. Ripreso più volte per la sua lotta in favore dei diritti dell’uomo, Nabil Rajab è vittima di una vera e propria persecuzione politica e giudiziaria aumentata dalla nascita del movimento di protesta che scuote il regno del Bahrein dal febbraio 2011. Nel 2012 è stato condannato a due anni di prigione per dei tweet che chiedevano le dimissioni del Primo Ministro. Liberato in modo provvisorio nel maggio 2014, è stato interrogato alla fine dell’anno sempre per i suoi tweet. È stato condannato a sei mesi di prigione il 20 gennaio 2015. L’appello presentato dai suoi avvocati è in corso, in maggio si terrà la prossima udienza.

ATTENZIONE: Scriviamo al nostro Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, perché intervenga presso il governo del Bahrein. L’ambasciata del Bahrein è a Parigi: francobollo da € 0,95. Nabil Rajab

AVVISI

Tutte le ACAT d’Europa si incontreranno a Bruxelles tra il 12 ed il 14 giugno prossimi. L’incontro sarà l’occasione di reciproco arricchimento e di uno scambio di esperienze. Sono previsti incontri presso il Parlamento Europeo ed un colloquio con Mons. Alain Labeaupain, Nunzio apostolico presso la U.E. Per ACAT Italia parteciperanno Massimo Corti e Carlo Alberto Cucciardi. Gli amici che volessero suggerire argomenti da trattare o idee da sviluppare, sono pregati di scriverle alla nostra pagina di Facebook
 

Il gruppo di coordinamento si riunisce in sede tutti i mercoledì tra le ore 17-30 e le 19-00