Migranti e richiedenti asilo. Una riflessione
Questo è un tema molto caldo, tema che ci coinvolge tutti e ci interroga profondamente: cosa rispondo io a questi esseri umani che fuggono dai loro paesi per sopravvivere?
I mezzi e gli alibi che troviamo per disimpegnarci e – al tempo stesso- sentirci a posto con la coscienza sono tanti: da un lato notiamo che la risposta che generalmente si sente dare (da singoli cittadini, da partiti politici e –purtroppo- anche da governi della civile Europa) è la seguente: ”Si, poverini, dobbiamo aiutarli, ma non qui a casa mia”.
Altro alibi è quello di sentirci in obbligo verso le persone che hanno diritto a chiedere asilo politico, perché provenienti da Paesi ove c’è la guerra, ove c’è rischio reale di essere torturati o discriminati, mentre non sentiamo di avere nessun dovere verso chi emigra “soltanto” perché nel suo Paese si muore di fame.
Facciamo nostro il messaggio di Papa Francesco e chiediamo perdono per quelli di cui il Vangelo dice (Mt 25, 41-43): “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui straniero e non m’accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste” .
Preghiamo e facciamo attività di “apostolato” perché cambi la mentalità egoista di quanti sono attorno a noi, perché tutti vedano nel “migrante” non un nemico ma un fratello bisognoso d’aiuto.
Tratto dal bollettino di Acat Italia, giugno 2015