Pena di morte per reati di droga. L’impegno di Acat Italia

La Federazione Mondiale contro la Pena di Morte, di cui FIACAT fa parte, esorta i suoi membri europei ad appellarsi ai rispettivi governi, affinchè il supporto dato ad operazioni antidroga condotte all’estero non avalli l’applicazione della condanna a morte per reati connessi all’uso e al traffico di stupefacenti. Gli ultimi 12 mesi sono stati caratterizzati da un preoccupante aumento globale dell’uso della pena di morte per questo tipo di crimini. Un numero considerevole di stati ha incrementato le esecuzioni (ad esempio, Iran e Arabia Saudita); altri stati hanno cercato di reintrodurre la pena di morte per tali reati (Oman); oppure hanno bruscamente interrotto moratorie durate anni (Indonesia e Pakistan). 
 
Alcuni paesi europei si sono già impegnati a ritirare il loro supporto a operazioni antidroga in paesi dove (utilizzando le parole del precedente Ministro allo Sviluppo danese) “le donazioni portano a condanne a morte”. Purtroppo, molti altri stati, come Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania, continuano a finanziare operazioni antidroga in paesi che comminano la pena di morte per reati legati alla droga. 
 
ACAT Italia si impegna a inviare una lettera al Presidente del Consiglio Italiano, per chiedere conto delle politiche messe in atto dal nostro paese in seno alle operazioni internazionali antidroga, nonché precisi impegni ad uniformare queste politiche a quanto raccomandato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban KiMoon, nel 2012: “Stati e organizzazioni internazionali che supportano progetti volti a controllare il traffico di droga in stati che conservano la pena di morte, devono preventivamente assicurarsi che il loro sostegno non faciliti, né legittimi l’applicazione della pena di morte in casi che ricadono al di fuori degli standard e delle norme internazionali”.