DICEMBRE 2015: ISRAELE-LESOTHO

Israele: due minorenni palestinesi detenuti senza processo
Il 19 ottobre 2015 la polizia israeliana ha arrestato due ragazzi di 17 anni: Fadi Hasan Abassi e Mohammed Saleh Ghaith. Entrambi sono stati accusati di aver lanciato pietre, il reato maggiormente utilizzato per giustificare l’arresto di minori palestinesi. Fadi e Mohammed non sono stati informati riguardo al loro diritto di mantenere il silenzio e di consultare un avvocato prima dell’interrogatorio. Nonostante la carenza di prove che giustifichino l’arresto, il ministro della Difesa ha ordinato la loro detenzione amministrativa grazie alla Emergency Power Detention Law che viene applicata nei confronti delle persone residenti a Gerusalemme Est. 
 
Questa forma di detenzione è un vero e proprio strumento di repressione; in questo modo, infatti, le autorità possono arrestare una persona per la durata massima di 6 mesi, rinnovabili – tuttavia – all’infinito, senza alcun capo di accusa né processo, il più delle volte sulla base di informazioni “segrete”. Ogni anno vengono arrestati dai 500 ai 700 ragazzi della Cisgiordania e nel 2014, più del 75% dei ragazzi palestinesi detenuti hanno subito violenze fisiche durante l’arresto e l’interrogatorio. 
 
Frequentemente sorpresi nel cuore della notte, i minori vengono bendati e ammanettati con dei lacci di plastica rigida. Durante il tragitto, che può durare anche ore, vengono insultati, umiliati e spesso minacciati e picchiati. Nel 93% dei casi, i ragazzi non possono avere un avvocato e gli interrogatori possono durare anche qualche settimana, in questo periodo i minorenni sono spesso ammanettati ad una sedia. Dal 1967 in Cisgiordania e nella striscia di Gaza la legge militare israeliana si applica solo alla popolazione palestinese e così i minorenni sono sottoposti ad un giudice militare mentre i minorenni israeliani sullo stesso territorio sono sottoposti ad un giudice civile. 
 
 
Lesotho: Corte Marziale in un contesto di guerra civile.
Ventitre soldati imprigionati nella prigione di massima sicurezza di Maseru devono rispondere dell’accusa d’ammutinamento dinanzi ad una corte marziale. Riconosciuti colpevoli, incorrerebbero nella pena di morte. Dopo molti mesi di disordini politici, il generale Maaparankoe Mahao, capo delle forze di difesa del Lesotho (FDL), era stato destituito a maggio. Il generale Mahao, fedele al Primo ministro Tabhane (che dopo aver sospeso il Parlamento per evitare una mozione di sfiducia, si è auto-esiliato in Sudafrica) è stato poi ucciso il 25 giugno, perché avrebbe opposto resistenza agli agenti venuti ad arrestarlo per”tentativo di colpo di stato”. 
 
Circa 50 soldati fedeli al generale Mahao e al Primo ministro Tabhane sono stati arrestati. Gli avvocati che rappresentano le loro famiglie hanno richiesto alla giustizia che questi prigionieri siano deferiti ad un tribunale realmente imparziale, in un contesto in cui l’instabilità e le divisioni sono ormai croniche. Alcuni di loro affermano di essere stati torturati; inoltre, alcuni soldati rilasciati sono diventati testimoni protetti, che hanno fornito elementi contro i 23 imputati (la loro testimonianza sarebbe stata estorta con la tortura, durante la loro detenzione). 
 
Ad oggi 2 soldati sono stati liberati sotto garanzia ed i 21 soldati restanti attendono il loro processo davanti alla corte marziale, rinchiusi in cellule d’isolamento da metà ottobre. Questa misura, prolungata oltre i 15 giorni, costituisce un trattamento crudele, inumano o degradante. Gli incontri dei prigionieri con i loro avvocati durano soltanto 20 minuti e non si svolgono mai in privato. Inoltre le loro condizioni fisiche e psichiche suscitano vive preoccupazioni. L’Alta Corte di Maseru ha dato ragione ad un ricorso presentato dai soldati e, il 5 ottobre, ha deliberato che la loro detenzione prolungata era illegale ed ordinato la loro liberazione sotto garanzia. Tuttavia, le forze armate del Lesotho non si sono conformate a questa decisione. Gli avvocati dei prigionieri sono anche stati vittime di intimidazioni e di minacce di morte. La procedura dinanzi alla corte marziale dovrebbe riprendere il 1° dicembre. La composizione della Corte, come pure il trattamento dei prigionieri e del loro legali, lasciano presagire un processo irregolare ed iniquo. 
 
La Comunità di sviluppo dell’Africa australe (SADC) è intervenuta per disinnescare la crisi del Lesotho, con una commissione di indagine che –invece- è stata costretta a concludere prematuramente i lavori, poiché le forze armate hanno rifiutato di collaborare. Papa Francesco, nel suo appello per la pace ai vescovi del Lesotho (inizio settembre), ha condannato “Ogni atto di violenza” ed ha pregato perché “nel regno del Lesotho sia ristabilita la pace nella giustizia e la fraternità”.