Gennaio 2016: Gibuti-Angola

Gibuti: Difensore diritti umani in detenzione arbitraria
Ali Omar Ewado, esponente di spicco della Lega per i diritti umani a Gibuti, è detenuto arbitrariamente nella prigione di Gabode. Ai suoi familiari è stato impedito di fargli visita. Si teme che possa essere sottoposto a tortura. Ewado è stato arrestato il 29 dicembre scorso all’ospedale militare francese Bouffard dove si era recato per fare visita a un giovane avvocato della opposizione gravemente ferito dai poliziotti. Il 26-12-2015, la Lega aveva richiesto pubblicamente l’istituzione di una commissione d’inchiesta internazionale a proposito della repressione della cerimonia religiosa di Buldhuquo, periferia di Gibuti, il 21 dicembre, durante la quale la polizia era intervenuta uccidendo 28 persone, ferendone 52 e imprigionandone 15, oltre a 34 scomparsi.
 
Di fronte alla resistenza dei fedeli e ai lanci di pietre di alcuni di loro, la polizia aveva aperto il fuoco uccidendo due persone e ferendone altre. Negli scontri, parecchi poliziotti sono rimasti feriti, è intervenuta la Guardia presidenziale causando la morte di altre 26 persone e il ferimento di molte altre. La sera del 21 dicembre, diversi esponenti dei sette partiti politici dell’opposizione (USN) si sono riuniti nella casa di uno di loro, per discutere dei fatti avvenuti la mattina a Buldhuquo. Poliziotti incappucciati hanno cominciato a fare fuoco sui partecipanti, tirando pallottole e gas lacrimogeni e causando il ferimento di alcuni di loro. M.Said Houssein Robleh, deputato dell’Assemblea nazionale, è stato gravemente ferito alla gola ed è stato operato d’urgenza all’ospedale militare francese di Gibuti. Altri due politici feriti sono stati trasportati e ospedalizzati all’ospedale Bouffard. Ali Omar Ewado, intervistato da Radio France Internationale durante il weekend del 26-27 dicembre aveva denunciato questi fatti.
 
Le attività della Lega sono invise al regime che, specialmente in vista dell’approssimarsi delle elezioni presidenziali di aprile 2016-01-17, ha intensificato le azioni repressive nei confronti dei dissidenti e dei loro sostenitori. Ali Omar Ewado è attualmente detenuto nella prigione di Gabode senza poter comunicare con i suoi familiari. Il 10 gennaio è comparso davanti al tribunale correzionale di Gibuti, accusato di “diffamazione pubblica” e “tentativo di intralcio alla giustizia” per aver pubblicato la lista delle vittime e dei dispersi del massacro del 21 dicembre scorso. L’accusa ha chiesto 12 mesi di prigione. Il processo doveva essere pubblico ma ai suoi familiari è stato impedito di partecipare. La sentenza emessa il 17-1-2016 lo condanna a 3 mesi di detenzione. 
 
Angola: Detenzione abusiva
Nello scorso luglio abbiamo segnalato i gravi fatti che hanno coinvolto 14 giovani arrestati per motivi politici I giovani sono Esponenti di Central Angola 7311 o del Movimento Rivolucionario Angolano che propongono l’alternanza democratica. Essi sono stati arrestati il 20 giugno 2015 mentre partecipavano ad un atelier di riflessione sul libro di Gene Sharp “Dalla dittatura alla democrazia, quadro concettuale per una liberazione”che descrive i mezzi di resistenza non violenta nei confronti dei regimi repressivi. Gli arresti sono stati eseguiti senza mandato da membri del Serviço de Investigaçao Criminal e sono stati seguiti da perquisizioni e confische nelle abitazioni degli attivisti.
 
Il giorno successivo un giornalista vicino ai ragazzi è stato arrestato per aver spiegato il principio della disobbedienza civile oggetto del suo libro. E’ chiaro l’obiettivo delle autorità di soffocare le contestazione del regime al potere (lo stesso presidente dal 1979) da parte della gioventù dell’Angola. Il 24 giugno il procuratore della Repubblica ha dichiarato che queste persone preparavano atti di disobbedienza civile per destituire il presidente della Repubblica e questi atti costituivano crimini contro la sicurezza dello Stato. Il diritto di riunione e la libertà di espressione fanno parte dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione dell’Angola, ma il regime ha fatto poco o nulla per migliorare la situazione dei diritti dell’uomo, della democrazia e del governo del paese. Il presidente Josè Eduardo dos Santos è al potere dal 1979, la sua famiglia, il suo clan e i suoi generali hanno ammassato una fortuna enorme.
 
I movimenti di opposizione politica fanno proseliti soprattutto tra i giovani che manifestano contro il potere e la corruzione e sono diventati bersaglio di una repressione senza sosta. Dal marzo 2011, parecchie manifestazioni pacifiche organizzate a Luanda sono state represse con un uso eccessivo della forza dalla polizia e da agenti in borghese: manifestanti o giovani che avevano soltanto osservato le manifestazioni sono stati intimiditi, prelevati, malmenati e torturati da uomini armati in abiti civili appartenenti ai servizi di sicurezza. 
Da quando siamo intervenuti nel luglio 2015, nulla è avvenuto e le persone per le quali avevamo scritto sono sempre detenute, restiamo vigilanti e continuiamo ad offrire il nostro sostegno insieme ad altre ACAT ed ONG. Inviamo le lettere suggerite.