Febbraio 2016: Italia-Marocco

Italia: migranti minori non accompagnati

La notizia è di questi giorni: almeno10.000 migranti minorenni non accompagnati risultano scomparsi dopo il loro arrivo in Europa.

L’allarme è stato lanciato dall’Europol, l’agenzia di intelligence delle polizie dell’Unione europea, che nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano britannico Guardian ha precisato che circa 5.000 bambini sono scomparsi in Italia, mentre altri 1.000 risultano non rintracciabili in Svezia. “Non tutti sono finiti nelle reti di sfruttamento criminale: alcuni potrebbero essere stati affidati alla custodia di parenti”, ha dichiarato il funzionario dell’Europol Brian Donald, denunciando l’esistenza di una sofisticata “infrastruttura criminale” europea che prende di mira i migranti, i quali potrebbero essere trasformati in schiavi per lavoro nero, indirizzati sul mercato della prostituzione o, peggio, destinati al mercato di organi umani.

Secondo l’Europol, circa il 27% delle persone arrivate lo scorso anno in Europa, oltre un milione, sono minorenni. Stiamo parlando di circa 270 mila bambini. La sorte dei rifugiati minorenni non accompagnati sta diventando uno degli aspetti più problematici della crisi dell’immigrazione e ancheil nostro Paese è responsabile di ciò che sta accadendo. In Italia i minori non accompagnati una volta entrati sul territorio passano automaticamente sotto la custodia dello stato. L’iter prevede che, dopo essere mandati nei centri di prima accoglienza, vengano inseriti in vari programmi di educazione e integrazione e dati in adozione a famiglie italiane.

 

Ma la realtà è differente: le strutture di accoglienza risultano essere tutt’oggi inadeguate ad assorbire il flusso dei migranti che arrivano in Italia, ad identificarli in tempi brevi, nonché a proteggere e facilitare l’integrazione dei minori i quali, dopo essere stati “parcheggiati”per mesi nei centri di prima accoglienza, scappano o vengono rapiti. E’ un dovere morale, prima ancora che giuridico, garantire protezione e cura ai minori non accompagnati che transitano sul nostro territorio, con strumenti idonei, con il contrasto a eventuali bande criminali e caldeggiando in Europa la creazione dei corridoi umanitari

Per questo ACAT Italia si appella al Ministro dell’Interno Angelino Anfano, auspicando un suo efficace e puntuale intervento finalizzato alla risoluzione di questa grave situazione.
 

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Marocco, la repressione del popolo Saharawi

Il 7 novembre 2010, Naâma Asfari è stato arrestato, picchiato e portato via da poliziotti in abiti civili, per parecchi giorni. Un mese prima, Naâma aveva partecipato con 20.000 persone alla costruzione di un campo di protesta a Gdeim Izik, nel sud del Marocco, per denunciare le discriminazioni contro i Saharawi. Il giorno dopo il suo arresto, il campo è stato smantellato con scontri molto duri, che hanno provocato la morte di 9 soldati cui sono seguite violente repressioni nei confronti di civili sahraui e molti sono stati arrestati e torturati.

 

Triste anniversario di un processo sconcertante: sono proprio due anni che Naâma è stato condannato come organizzatore degli scontri nel campo mentre era stato arrestato il giorno prima della sua distruzione. Torturato, picchiato, umiliato, privato dell’acqua e del cibo durante la detenzione in isolamento nel 2010, aveva firmato delle confessioni sotto tortura. Queste confessioni sono l’unica base della sua condanna iniqua, pronunciata da un tribunale militare: 30 anni di prigione. Con lui sono stati condannati a pene analoghe altri 24 militanti saharawi.

 

Attualmente l’ACAT France sostiene la denuncia per tortura presentata da Naâma Asfari, basata sulle molteplici irregolarità del processo constatate anche da molti osservatori internazionali. Il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ha dichiarato ricevibile questa denuncia che sarà esaminata nei prossimi mesi. Nell’attesa, Naâma e i suoi compagni marciscono nelle prigioni marocchine. Dall’occupazione marocchina nel 1991, il Sahara occidentale vede regolarmente delle manifestazioni dei Saharawi per la libertà della loro terra. Le risposte della forze di sicurezza marocchine sono sempre molto violente: arresti arbitrari, maltrattamenti, torture e condanne per i militanti saharawi sono gli esiti più frequenti di queste dimostrazioni.

Diamo il nostro contributo di solidarietà cercando con le nostre lettere di sensibilizzare il Governo Italiano affinché si adoperi presso il Governo marocchino per ottenere giustizia per Naâma Asfari e gli altri militanti saharawi detenuti.