Aprile 2016: Iran-Angola

Iran: condannato per le sue idee, in sciopero della fame
Mohammad Ali Taheri ha iniziato uno sciopero della fame il 30 gennaio 2016 dopo che le autorità della sezione 2A della prigione d’Evin a Téhéran –amministrata dai pasdaran (guardiani della rivoluzione) – gli avevano detto che avrebbe fatto meglio a dimenticarsi dell’idea di essere liberato. Dopo sette giorni di sciopero è svenuto ed è stato portato in ospedale, dopo 10 giorni è stato ricondotto in prigione il 10 febbraio. Secondo le notizie avute avrebbe continuato a rifiutare l’alimentazione, malgrado il precario stato di salute.
 
La rete di ONG SOS-Pena di morte è già intervenuta in suo favore in agosto ed in ottobre 2015. Mohammad Ali Taheri dal maggio 2011 è detenuto in isolamento, è stato accusato di molte infrazioni fra le quali diffusione dell’inquinamento della terra e oltraggio ai sacri valori dell’Islam. Un tribunale rivoluzionario lo ha condannato nell’ottobre 2011 a 5 anni di prigione per questa ultima infrazione, pur dichiarando che era necessario un completamento di inchiesta prima di pronunciarsi sul primo capo di accusa. I pasdaran hanno riaperto l’inchiesta, in questo periodo la detenzione in isolamento di Mohammad Ali Taheri è stata prolungata a più riprese.
 
Infine nel luglio 2015 è stato condannato a morte per “diffusione della corruzione sulla terra”, per aver fondato il gruppo spirituale Erfan e Halgheh – e promozione di credenze e pratiche qualificate dalle autorità come «perverse» e considerate come un tentativo di « rovesciare senza violenza » il governo indebolendo le convinzioni religiose del popolo. La Corte suprema ha annullato questa decisione nel dicembre 2015, deducendo che le attività imputategli non corrispondono alla definizione della « diffusione della corruzione sulla terra » in base alle leggi penali in vigore al momento dei fatti. La questione è stata rinviata al pubblico ministero per una nuova inchiesta per suffragare le accuse. Mohammad Ali Taheri ha terminato di scontare i 5 anni di prigione il 7 febbraio 2016, tenendo conto degli anni di isolamento prima del giudizio. 
 
Angola: Difensore dei diritti umani condannato a 6 anni. 
José Marcos Mavungo è imprigionato arbitrariamente nella provincia di Cabinda dal 3 dicembre 2015: il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, nella raccomandazione n°47/2015, ha considerato che la privazione della libertà di José Marcos Mavungo, difensore dei diritti dell’uomo in Angola, era arbitraria e contraria al diritto internazionale. Sono passati più di tre mesi e le autorità dell’Angola rimangono in silenzio su questo caso che considerano riguardi la politica interna del paese. l’Angola presiede dal mese di marzo 2016 il prestigioso Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e fa presente la sua disponibilità all’impegno in favore della pace e della stabilità nel mondo.
 
Nel 2015, l’ACAT Francia si è associata con altre tre ONG per una mobilitazione in favore di. Mavungo: “Non possiamo accettare questa visione parcellizzata della Repubblica d’Angola che trascura i diritti dell’uomo quando si tratta del suo paese”. José Marcos Mavungo, membro dell’organizzazione di difesa dei diritti dell’uomo Mpalabanda, è stato arrestato il 14 marzo 2015, giorno in cui doveva pacificamente manifestare contro le violazioni dei diritti dell’uomo e la mancanza di trasparenza nella gestione dei fondi pubblici nella provincia di Cabinda. La manifestazione è stata proibita dal governo che l’ha considerata una mancanza di rispetto e di considerazione verso il popolo e le istituzioni governative, José Marcos Mavungo è stato accusato di sedizione.
 
Il 9 marzo 2015, il tribunale ha giudicato questa accusa infondata, ma invece di liberarlo ha richiesto un completamento d’inchiesta ed ha lasciato José Marcos Mavungo in detenzione provvisoria. Il 27 maggio 2015, è stato accusato di ribellione ma solo il 22giugno ne è venuto a conoscenza. Il Suo processo ha avuto luogo nell’agosto 2015. Il 14 settembre, i magistrati, pur senza prove, lo hanno condannato a sei anni di prigione. Il giorno della condanna, l’Unione europea ha dichiarato che il processo non aveva rispettato tutte le garanzie necessarie di trasparenza. José Marcos Mavungo è un prigioniero d’opinione, condannato dopo un processo farsa, come è frequente in Angola.
 
Oggi non esistono più associazioni di difesa dei diritti dell’uomo in grado di lavorare liberamente in Cabinda. L’associazione Mpalabanda è stata interdetta il 20 luglio 2006 dal tribunale provinciale di Cabinda con l’accusa (senza prove) d’incitazione alla violenza. Mpalabanda era stata creata il 14 marzo 2004, era la sola organizzazione di difesa dei diritti umani attiva in Cabinda. Nell’agosto 2006, i rappresentanti di Mpalabanda hanno presentato appello alla Corte suprema a Luanda, ma fino ad oggi le autorità non hanno dato seguito all’appello.