Novembre 2016: Mauritania-Iran
Mauritania: Militante anti schiavitù malato e perseguitato
In Mauritania la schiavitù è ancora praticata Torniamo a sollecitare i vostri interventi in favore dei membri per la Rinascita del movimento abolizionista in Mauritania in particolare per la situazione di grave malattia di Ahmed Hamar Vall Hamdy, tesoriere nazionale del movimento abolizionista in Mauritania (IRA): arrestato il 3 luglio scorso con altri due militanti (Hamady Lehbouss e Khatri Rahel Mbareck) al termine della conferenza stampa da loro organizzata per chiedere pubblicamente la liberazione di cinque militanti dell’IRA arrestati arbitrariamente nei giorni precedenti. Il 15 ottobre 2016 è stato portato d’urgenza all’ospedale di Zouerate dove il medico ha richiesto l’immediato trasferimento nella capitale Nouakchott per poter assicurargli adeguate cure.
Come abbiamo detto nella Chiamata Urgente di Ottobre, fra la fine di giugno e l’inizio di luglio sono stati arrestati 13 membri dell’IRA (Iniziativa Rinascita Abolizionista), dopo i moti spontanei dei membri della comunità haratine nella periferia di Ksar e dopo le espulsioni di molte famiglie da parte delle autorità: fra l’altro nessuno di loro era presente ai fatti. Solo dopo nove giorni di fermo di polizia Ahmed Amar Vall ha potuto incontrare il suo avvocato. Cinque di loro hanno subito violenze in questo periodo. Il 18 agosto Ahmed Amar Vall Hamdy è stato condannato a tre anni di prigione per « gestione d’una organizzazione non registrata » (articolo 8 della Legge del 1964 sulle associazioni). Nella notte fra il 27 e il 28 settembre 2016, tutti loro sono stati trasferiti nella prigione di Zouerate a 770 km a nord di Nouakchott.
Il municipio di Zouerate non possiede le infrastrutture necessarie e adeguate alle cure mediche utili a Ahmed Amar Vall. Sulla base di accuse infondate si è tenuto nuovamente un processo burla allo scopo di ridurre al silenzio una associazione che disturba il regime al potere. Dal 2008, le autorità della Mauritania si rifiutano di riconoscere lo statuto di questa associazione malgrado le numerose richieste presentate. Da molti anni ormai i membri dell’IRA sono oggetto di persecuzioni e intimidazioni continue, di minacce di morte, arresti, accanimenti giudiziari. Si vuole colpire questa associazione anche perchè ha una diffusione capillare in tutto il paese, in particolare nella comunità haratine (mussulmani negro-mauritani vittime della schiavitù). Dal 8 al 11 ottobre 2016, l’ACAT Francia ha organizzato, a Nouakchott nella Casa degli Avvocati, con ND Consultance, un seminario di formazione specifica sul tema della prevenzione della tortura e del ruolo dell’avvocato nel processo penale per gli avvocati dell’Ordine nazionale degli Avvocati Mauritani (ONAM).
Iran: condanna a morte di una minorenne
Zeinab Sekaanvand, arrestata nel febbraio del 2012 all’età di 17 anni con l’accusa di aver assassinato suo marito, è stata condannata a morte tramite impiccagione. Trattenuta nei locali della polizia per 20 giorni dopo l’arresto, è stata torturata dai poliziotti finché ha confessato l’omicidio del marito dovuto ai ripetuti abusi e al diniego di concederle il divorzio. Al momento del matrimonio, Zeinab aveva solo 15 anni. Nata in una famiglia di povere condizioni di origini curdo iraniane, era scappata da casa per sposare Hossein Sarmadi, sperando di migliorare le sue condizioni di vita.
Invece, da quel momento, violenze e abusi sessuali sono entrati prepotentemente nella sua vita: oltre al marito, a picchiarla e ad abusare di lei era anche il cognato. Durante la detenzione preventiva le è stata negata ogni assistenza legale. Durante il processo, macchiato da pesanti irregolarità, ha potuto avvalersi di un legale, peraltro d’ufficio, solo nel corso dell’ultima udienza, quando finalmente ha ritrattato la confessione estorta sotto tortura denunciando i maltrattamenti subiti. I giudici non le hanno creduto e l’hanno comunque condannata a morte tramite impiccagione. Nel 2015, durante la detenzione nel carcere di Oroumieh, Zeinab sposa un detenuto e rimane incinta, ragion per cui l’esecuzione viene rinviata a dopo il parto ed essendo il bimbo nato morto, l’esecuzione capitale è ormai imminente. Zeinab al momento dell’arresto aveva appena compiuto 17 anni, e, quindi, era minorenne.
Il tribunale ha completamente ignorato quanto prescrive il codice di diritto penale iraniano per i delitti commessi da minorenni e ha inoltre omesso di informarla della possibilità di fare appello e chiedere un nuovo processo. Il codice penale iraniano è molto carente in materia di diritti dei minorenni, al di sotto degli standard dei diritti umani richiesti dalle leggi internazionali e persino le limitate salvaguardie esistenti non vengono tenute in alcun conto dalle autorità. L’uso della pena di morte per delitti commessi da giovani di età inferiore ai 18 anni è assolutamente proibito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo che l’Iran ha firmato.