Settembre 2017: Israele-Burundi

Israele: persecuzione giudiziaria per motivi politici
L’Osservatorio per la protezione dei difensori dei Diritti dell’uomo ci ha comunicato l’arresto arbitrario e le persecuzioni giudiziarie nei confronti di Salah Hamouri avvocato franco-palestinese di 32 anni aderente all’Associazione Addameer Prisoner support and Human Rights (Addameer, che in arabo significa coscienza, è una ONG palestinese di sostegno ai prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane che offre assistenza giuridica gratuita, difendendo i loro diritti e agendo per porre fine alle torture e alla violazione dei loro diritti).

Salah Hamouri che ha già trascorso 6 anni nelle carceri israeliane come prigioniero d’opinione, il 5 settembre scorso è stato condannato a tre mesi di carcere dal tribunale di Gerusalemme in esecuzione di una condanna del 2005. Questi tre mesi rappresentano l’ultimo periodo di tempo che egli avrebbe dovuto scontare prima della sua liberazione nell’ambito dell’accordo di scambio di prigionieri Wafa Al Ahrar avvenuta il 18 dicembre 2011. (Questo accordo fu raggiunto per lo scambio del soldato israeliano Gilad Shalit catturato da Hamas nel 2006 con 477 prigionieri palestinesi). Non è stato consentito al padre e a un rappresentante del consolato francese di incontrarlo e a sua moglie Elsa Lefort di nazionalità francese è al momento impedito l’ingresso nei territori palestinesi occupati da Israele.

Il 23 agosto scorso Salah Hamouri è stato arrestato da soldati israeliani nella sua casa di Gerusalemme e il 29 agosto il Tribunale di primo grado di Gerusalemme ha stabilito la sua libertà condizionale con l’obbligo di residenza sotto sorveglianza a Al Reineh per 20 giorni, con il divieto di andare a Gerusalemme e di viaggiare nel paese per tre mesi e con il pagamento di una cauzione pari a 10.000 NIS (circa 2.642 euro). Quando la sua famiglia ha voluto procedere al pagamento della cauzione è stato comunicato loro che Salah Hamouri non sarebbe stato liberato e che sarebbe stato sottoposto a detenzione amministrativa per sei mesi.

Il suo avvocato ha dichiarato essere questa la prima volta che un giudice decide di riattivare una pena a suo tempo sospesa, inoltre dopo l’arresto e l’interrogatorio non sono state formulate accuse chiare e circostanziate circa una sua presunta attività per la messa in opera di un organizzazione politica illegale. La detenzione amministrativa può essere prorogata indefinitamente senza accuse o processi.  

 

Burundi: ex membro di ACAT Burundi arrestato e trattenuto senza motivo – ACAT Italia ha emesso un Comunicato Stampa

Germain Rukuki, gia’ membro dell’ACAT Burundi è attualmente detenuto arbitrariamente in Burundi, accusato di “attentato alla sicurezza dello Stato” e di “ribellione” per aver collaborato con l’ACAT locale, associazione proibita dal regime attuale. La sua attività di difensore dei diritti umani crea fastidio al regime repressivo del presidente Pierre Nkurunziza. Arrestato senza mandato dalla polizia il 13 luglio scorso, è stato tenuto in isolamento per 14 giorni e poi trasferito alla prigione di Ngozi il 26-7, senza essere ascoltato dal magistrato; senza che il Pubblico Ministero abbia prodotto prove valide della sua colpevolezza, il Tribunale di grande istanza di Ntahangwa decide di confermare la sua detenzione preventiva, tutto in aperta violazione della legge.

Il 25 agosto, diversi Rapporteurs speciali dell’ONU hanno espresso pubblicamente la loro preoccupazione per il caso di Rukuki, condannando i metodi del regime volti a sopprimere la libertà d’espressione e d’associazione mediante l’uso di false accuse. Nel giro di tre anni, il Burundi è ripiombato in una crisi politica grave caratterizzata da numerose violazioni dei diritti umani. Tutto questo a causa di Pierre Nkurunziza, un presidente che ha voluto mantenere il potere a tutti i costi col rischio di far precipitare il Burundi in una guerra civile.

Eletto presidente per la prima volta nel 2005 dal Parlamento, è rieletto nel 2010 grazie a una opposizione frammentata. Nel 2014, tenta di modificare la Costituzione sopprimendo il limite dei due mandati presidenziali. Al rifiuto del Parlamento, annuncia lo stesso la sua candidatura per un terzo mandato consecutivo. I giovani scendono in piazza per protesta ed è l’inizio della repressione violenta, morti, torture, minacce…tutti i partiti di opposizione, le organizzazioni della società civile chiamano i cittadini alla mobilitazione per impedire la deriva autoritaria del paese. Il paese è nel caos e il regime approfitta di un colpo di Stato fallito per decimare la maggior parte dei media indipendenti. La maggior parte dei difensori dei diritti umani è costretta lasciare il paese. A novembre 2015 le associazioni per i diritti umani vengono proibite e i loro conti in banca congelati.

L’ACAT Burundi è di fatto soppressa e il suo presidente costretto a fuggire all’estero. Attualmente, il paese è economicamente allo stremo. Una parte importante della popolazione vive nella paura, arresti e torture dei dissidenti sono all’ordine del giorno, attentati e assassinii mirati si susseguono, più di 250.000 burundesi hanno abbandonato il paese. 

 

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