Gennaio 2018: Libia/UE – Messico
LIBIA – UNIONE EUROPEA: Eliminare la tratta dei migranti
Centinaia di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia sono in balia delle autorità locali, delle milizie, dei gruppi armati e dei trafficanti spesso in combutta per ottenere vantaggi economici. Decine di migliaia di persone sono imprigionate a tempo indeterminato in centri di detenzione sovraffollati e sottoposte a violenze ed abusi sistematici. …. I governi europei non solo sono pienamente a conoscenza di questi abusi, ma sostengono attivamente le autorità libiche nell’impedire le partenze e trattenere le persone in Libia. Dunque, sono complici di tali crimini”, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa.
Nel rapporto, intitolato “Libia: un oscuro intreccio di collusione”, accusa i governi europei di sostenere un sofisticato sistema di violenze e sfruttamento dei rifugiati e dei migranti, perpetrato dalla Guardia costiera libica, dalle autorità addette ai detenuti e dai trafficanti, per impedire le partenze dalla Libia. Dalla fine del 2016 gli stati membri dell’Unione europea e soprattutto l’Italia hanno attuato una serie di misure destinate a sigillare la rotta migratoria attraverso la Libia e da qui nel Mediterraneo centrale, con scarsa attenzione alle conseguenze per le persone intrappolate all’interno dei confini della Libia, dove regna l’anarchia.
Gli accordi stipulati con autorità locali, leader tribali e gruppi armati per incoraggiarli a fermare il traffico di esseri umani e a incrementare i controlli alla frontiera meridionale della Libia prevedono, tra l’altro, la fornitura di addestramento, equipaggiamento (navi incluse) e altre forme di assistenza alla guardia costiera libica, per metterla in grado di intercettare le persone in mare. I rifugiati e i migranti intercettati in mare dalla Guardia costiera libica vengono trasferiti nei centri di detenzione gestiti dal DCIM dove subiscono trattamenti orribili. In questi luoghi sovraffollati e insalubri si trovano attualmente fino a 20.000 persone.
Rifugiati e migranti intervistati da Amnesty International hanno riferito dei trattamenti subiti o di cui sono stati testimoni: detenzione arbitraria, tortura, lavori forzati, estorsione, uccisioni illegali che chiamano in causa autorità, trafficanti, gruppi armati e milizie: hanno descritto il devastante ciclo di sfruttamento al quale concorrono le guardie carcerarie, i trafficanti e la Guardia costiera. Le guardie torturano per estorcere danaro e, quando lo ricevono, lasciano andare le vittime o le passano ai trafficanti. lo scafo viene contrassegnato in modo che non venga fermato. I rimpatriati sono trasferiti in centri di detenzione dove la tortura è la regola.
MESSICO: Tortura e maltrattamenti a due campesinos
L’Osservatorio per la difesa dei diritti umani ci informa dell’uccisione di cinque membri della Policia Comunitaria e della detenzione arbitraria di 32 persone tra cui i signori Marco Antonio Suàstegui Muñoz e suo fratello Vicente Suàstegui Muñoz, dirigenti del CECOP, organizzazione campesina che da oltre dieci anni lotta contro la costruzione della Presa Hidroelectrica “La Parota” e difende le terre comunali dell’affluente del Rio Papagayo, Municipio Di Acapulco, Guerrero. Insieme a loro, altri tre aderenti del CECOP e ben 27 membri del CRAC-PC, Policia Comunitaria dello Stato di Guerrero, organizzazione nata per sostenere i popoli indigeni nel processo di acquisizione della indipendenza e difesa dei loro territori.
Secondo le informazioni ricevute, i cinque sono stati assaliti e uccisi da persone sconosciute il 7 gennaio mentre erano di servizio durante una manifestazione. Il giorno successivo, uno spiegamento massiccio di poliziotti statali e forze dell’esercito hanno provveduto a rimuovere i corpi e a perquisire le case dei membri del CECOP senza mandato. In questo contesto e mentre un elicottero della polizia sorvolava la zona un poliziotto faceva partire dei colpi provocando la morte di tre esponenti della polizia comunitaria. Contemporaneamente, membri del CECOP si schieravano a difesa dei loro dirigenti, Marco Antonio e Vicente Suàstegui Muñoz e degli altri 30 fermati.
Durante gli incidenti, almeno sei giornalisti sono stati aggrediti dalle forze dell’ordine e diffidati dal pubblicare foto e notizie, alcuni sono stai privati della macchina fotografica e uno è stato ospedalizzato per le ferite riportate. Secondo le informazioni ricevute, Marco Antonio Suàstegui Muñoz, Vicente Suàstegui Muñoz e altri quattro fermati presentavano segni di tortura e maltrattamenti subiti durane le prime ore di detenzione e ben 21 dei fermati venivano trattenuti incommunicado senza possibilità di contattare le famiglie o gli avvocati. La situazione dei diritti umani in Messico è sempre allarmante come documentato da OMCT e altre ONG, durante i sei anni di presidenza di Pena Nieto si sono verificate oltre 106 esecuzioni extragiudiziarie e 81 sparizioni forzate. Lo Stato di Guerrero si presenta come uno degli stati dove i difensori dei diritti umani incontrano maggiori difficoltà. Il Movimiento Popular Guerrerense (MPG), ha annunciato in questi giorni una mobilitazione in Acapulco in appoggio a Marco Antonio Suástegui Muñoz e a suo fratello Vicente. che sono stati arrestati dopo lo scontro nella comunità di La Concepción.