Maggio 2018: Sudan -Spagna

SUDAN: Noura Hussein, la sposa bambina condannata a morte 
Noura Hussein a 13 anni è costretta a fuggire di casa a Khartoum, Sudan, perché il padre la vuole obbligare a sposare un cugino che ha il doppio della sua età. Trova rifugio a casa di una zia a Sennar, a 250 chilometri dalla capitale e può così terminare gli studi che aveva intrapreso in precedenza. Vuole  diventare insegnante.
Noura ha sedici anni quando la sua famiglia la convince a ritornare a casa dicendole che il progetto di matrimonio era stato accantonato per sempre. Noura rientra in famiglia fiduciosa ma il padre la costringe a sposare il cugino che la violenta davanti ai fratelli e ai cugini appositamente convo-cati per aiutarlo e testimoniare l’avvenuta consumazione delle nozze. Il giorno successivo, dopo un secondo tentativo di violenza, Noura riesce a divincolarsi e uccide il marito con un coltello da cucina. I suoi genitori la consegnano alla polizia e Noura viene incarcerata con l’accusa di omicidio premeditato. Noura oggi ha 19 anni e giovedì 10maggio 2018 il tribunale di Omdurman, città  gemella di Khartoum sul’altra sponda del Nilo,l’ha condannata a morte. Il suo avvocato, Adil Mohamed Al-Imam ha presentato un ricorso ma se non venisse accolto Noura finirà sul patibolo per essere impicciata.
La storia di Noura sta suscitando grande scalpore in tutto il mondo, le donne, sudanesi, musulmane e non solo si stanno mobilitando dando vita a una campagna di sensibilizzazione con lo hashtag #Justice for Noura, accompagnato dal disegno di un volto di donna con indosso lo hijab e il volto privo di fisionomia, a indicare l’annullamento della personalità. I grandi quotidiani italiani, vedi Repubblica, Corriere della sera e Avvenire hanno dato il giusto risalto al caso così come quelli inglesi e americani. Contemporaneamente si stanno mobilitando le ONG per i diritti umani con petizioni e appelli che potrete trovare su internet e firmare oppure firmare e spedire come al solito le lettere o email che noi vi proponiamo qui allegate, una al nostro ambasciatore in Sudan che già si sta interessando al caso come informa la Farnesina e l’altra al Ministro della Giustizia del Sudan, Sig. Idris Ibrahim Jameel.
Non mancate di far giungere la vostra voce! Salviamo la vita di Noura!**
SPAGNA: Mesi di carcerazione preventiva a scopo politico
I rapporti politici tra il Governo Spagnolo e il partito per l’indipendenza della Catalogna sono, come noto, molto tesi, né l’elezione di Quim Torra quale nuovo Presidente della Generalitat Catalana sembra risolvere i problemi in essere.
Noi qui non vogliamo entrare in questa polemica, perché da sempre ACAT non fa politica, vogliamo solo parlare della mancanza di rispetto dei diritti umani che si sta verificando in questa circostanza, da parte del governo spagnolo, tramite alcune carcerazioni preventive fuori da ogni limite legalmente definito.
Il 6 e il 7 settembre 2017, il Parlamento regionale catalano vota a maggioranza la legge di rottura con la Spagna e la Legge del referendum secessionista, decisone che è vista da Madrid come un vero e proprio colpo di stato.
Dopo il referendum (10 ottobre) e la dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna, il governo catalano è stato sciolto dal governo di Madrid sulla base dell’articolo 155 della costituzione Spagnola il 27-10-2017. Successivamente, il governo spagnolo ha via via incarcerato ben 9 membri politici indipendentisti coinvolti nel governo catalano dell’epoca.
L’accusa che viene mossa a queste 9 persone è quella di “sedizione”, per aver messo in pratica azioni miranti a distruggere lo stato, con la proclamazione unilaterale dell’indipendenza della Catalogna. Va peraltro detto che tutto l’evento legato alla dichiarazione indipendentista è sempre stato gestito in maniera del tutto pacifica, senza atti di violenza, atti che giustificherebbero la carcerazione preventiva anche sulla base di accordi internazionali.
Nella situazione attuale, invece, la carcerazione preventiva di questi esponenti indipendentisti si protrae da mesi, al di fuori di ogni limite previsto dalle leggi e lascia pensare ad una azione gestita a fini politici, al di fuori delle regole della giustizia ordinaria spagnola.
Senza voler entrare in merito al problema della indipendenza o meno della Catalogna, il nostro appello al governo spagnolo mira soltanto a difendere i diritti umanitari: interrompere questa carcerazione preventiva lunghissima, palesemente al di fuori delle leggi vigenti.
** Grazie alle pressioni internazionali di questi mesi Noura Hussein è stata graziata