Zhang Zhan e la libertà d’informazione in Cina
La giornalista Zhang Zhan sta conducendo uno sciopero della fame per protestare contro la sua incarcerazione ed è in grave pericolo di vita. Come giornalista e avvocatessa aveva documentato l’inizio della pandemia in Cina e per questo è stata condannata a quattro anni di prigione
Zhang Zhan in quanto giornalista ha manifestato apertamente le sue opinioni in materia politica e sui problemi connessi ai diritti umani in Cina. Nel febbraio 2020, si era recata a Wuhan, in quel momento epicentro del COVID-19 in Cina, informando sulla rete, dell’arresto di altri giornalisti indipendenti e delle persecuzioni dei familiari delle vittime. Zhang Zhan è “scomparsa” il 14 maggio 2020 a Wuhan, è stata arrestata quindi trasferita e imprigionata dalla polizia a Shanghai.
Il 28 dicembre 2020, il tribunale popolare del nuovo distretto del Pudong ha condannato Zhang Zhan a 4 anni di prigione con l’accusa d’aver «cercato di provocare dei conflitti e minare l’ordine pubblico».
Zhang Zhan ha iniziato uno sciopero della fame nel giugno 2020 per protestare contro la sua detenzione e per proclamare la sua innocenza. Le autorità penitenziarie l’avrebbero nutrita a forza con una sonda e le sue compagne di cella avrebbero partecipato alla sua alimentazione forzata.
L’avvocato di Zhang Zhan ha dichiarato che lei era molto debole fisicamente e psichicamente, soffriva di dolori allo stomaco e vertigini; inoltre è stata tenuta con i piedi bloccati e le mani legate 24 ore su 24 per 3 mesi, per punirla dello sciopero della fame. Zhang Zhan è stata trasferita nella prigione femminile di Shanghai, dove prosegue un parziale sciopero della fame.
Zhang Zhan ha potuto parlare con la sua famiglia in videoconferenza il 14 ottobre scorso per 4 minuti soltanto. E’ apparsa molto dimagrita e determinata a proseguire la sua protesta. La sua famiglia teme che non possa sopravvivere all’inverno se non viene presto liberata. Zhang Zhan ha potuto parlare di nuovo con i suoi parenti per telefono il 29 ottobre, secondo loro è ancor più indebolita non ha più la forza di camminare o sollevare la testa, il suo colorito giallastro indica una infezione potenzialmente molto pericolosa. La prigione per donne di Shanghai non ha risposto alla richiesta di liberazione su cauzione per motivi medici presentata dalla sua famiglia il 15 novembre.
Il suo avvocato e la sua famiglia depositano continuamente richieste per poterla visitare ma inutilmente. Molti militanti cinesi sono morti in prigione pur avendo beneficiato di una liberazione tardiva per motivi medici come il premio Nobel Liu Xiaobo. Molti giornalisti indipendenti e militanti sono stati perseguitati o arrestati per aver condiviso sui social informazioni sul Covid 19
Ulteriori informazioni sul caso di Zhang Zhan
Ansa
Il post
Corriere
New York Times
Salmi 11,6
«Per l’oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò –
dice il Signore – metterò in salvo chi è disprezzato».
Lettera/appello per Zhang Zhan (download)
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