Caso Cospito. ACAT: “Confidiamo nella Corte Costituzionale”
In questi giorni sta facendo molto discutere il caso di Alfredo Cospito, anarchico detenuto in regime di 41 bis ( ergastolo ostativo) dallo scorso aprile. Su di lui grava la pesante accusa di “strage contro la personalità interna dello stato” accusa legata all’attentato dinamitardo sito della Scuola per allievi carabinieri di Fossano ( attentato che non provocò nè morti nè feriti). Cospito è in sciopero della fame da ottobre di quest’anno e le sue condizioni destano preoccupazione.
“Il carcere, stando all’articolo 27 della Costituzione, deve avere uno scopo riabilitativo, per dare ai detenuti la speranza di un dopo diverso. L’ergastolo ostativo, anche conosciuto come fine pena mai non lascia alcuna possibilità al dopo. È quindi molto discutibile anche costituzionalmente. E la sua applicazione, comunque, dovrebbe essere gestita con grande, grandissima attenzione.”
Con queste parole, Massimo Corti presidente di ACAT Italia commenta il caso.
“Facciamo affidamento sulla Corte Costituzionale – continua Corti – affinché si possa trovare una soluzione che sia in linea con il rispetto dei diritti fondamentali, come suggerito anche dall’ONU e dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo.”
Dobbiamo ricordare che il 15 aprile 2021 era stata la stessa Corte Costituzionale a definire la natura incostituzionale del regime dell’ergastolo cd. Ostativo in quanto “in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
Mentre già prima, con la sentenza 13 giugno 2019 la Corte di Strasburgo aveva stabilito che l’ergastolo non riducibile viola il divieto di trattamenti inumani e degradanti e il generale rispetto della dignità umana, invitando dunque il legislatore italiano a modificare la norma.
*Immagine tratta da Il Riformista